Quella sera di vigilia era la prima volta che noi due, ragazzi, uscivamo insieme. In giro per Milano nell'ora in cui tutti festeggiano, ancora estranei, non sapevamo bene cosa fare. «Andiamo a Messa», propose lui. «Vorrei che sentissi parlare un prete che conosco». Mi portò in una periferia in cui non ero mai stata. La chiesa non era grande, ma gremita. Canti di Natale, profumo di incenso. Poi un sacerdote dal volto irregolare, non bello, salì sul pulpito. Non ricordo esattamente cosa disse. Mi restò la sostanza: Dio fattosi uomo, nato per noi, nella carne di un Bambino. Detto in poche parole, quasi brusche. L'essenziale, nella sua rivoluzione. Uscii in silenzio dalla Chiesa. Un mese dopo, scrissi a quel prete una lettera. La prima volta che andai a parlargli mi rispose con durezza. Ma io tornai. Diventò mio padre, un altro padre. Il mio, molto amato, di Dio non mi aveva mai parlato. E nemmeno mi aveva fatto mai regali, a Natale. Come se non volesse nemmeno ricordarsi, di quel giorno. Papà era morto a maggio. Quel 24 dicembre era il primo senza di lui. Fu un caso, se in una sola notte trovai un altro padre, e anche il futuro padre dei miei figli? Come due regali molto grandi, recapitati in una notte di Natale - per tutti i Natali di cui papà si era dimenticato.
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