mercoledì 13 ottobre 2021
Una guida divertente alla scoperta dell'umorismo arabo è offerta dal libro di Angelo Villa e Paolo Branca La vita è un cetriolo… (Ibis, pagine 224, euro 14). Già, perché anche gli arabi sorridono e Paolo Branca, docente di Lingua e letteratura araba e di Islamistica nell'Università Cattolica di Milano, traccia una sorta di continuum antropologico fra i popoli dell'Europa meridionale, del Medio Oriente e del Nordafrica, testimoniata dalla somiglianza di vari antichi alfabeti che son gli stessi e nello stesso ordine: a, b, c, d; in greco alfa, beta, gamma, delta; in ebraico alef, bet, ghimel, dalet; in arabo alif, ba, jim, dal. Non c'è dunque da meravigliarsi se in quei popoli si ride allo stesso modo e per gli stessi motivi, sia pure con sfumature qualificanti. Giustamente, quindi, il vasto saggio dello psicanalista Angelo Villa, nella prima parte tratta dell'umorismo in generale, senza troppe specificazioni etniche. Inevitabile, e quindi inevitato, il riferimento a Henri Bergson, il cui testo Il riso. Saggio sul significato del comico (1899) precede di sei anni Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio di Sigmund Freud. È preso in considerazione anche L'umorismo di Luigi Pirandello (1908), e verificare somiglianze e divergenze tra Bergson, Freud e Pirandello è bello e istruttivo, come direbbe Giovannino Guareschi. «Se la tragedia è un modo per raffrontarsi con l'impossibile», scrive Villa, «un altro, più prosaico, meno "alto" è quello dato dal riso», una sorta di rovescio della tragedia. Molto pertinenti le osservazioni in merito al riso di Abramo e di Sara all'annuncio divino che sarebbero diventati padre e madre nonostante la vecchiaia e la sterilità: il loro figlio si chiamerà Isacco, cioè "Dio sorride". Nella seconda parte, Paolo Branca propone un'antologia di storie e storielle umoristiche arabe, suddivisa in sette capitoli sobriamente presentati. Attingiamo una campionatura, memori del monito di Ezra Pound secondo il quale l'antologia è l'atto critico per eccellenza. «Un gruppo di uomini d'affari del Golfo pranza in una sala riservata di un hotel italiano. Un collega sopraggiunge e chiede loro: "Ma vi è permesso mangiare prosciutto?". Rispondono: "Non è prosciutto… è Parma!"». Homs è una città siriana i cui abitanti sono presi a bersaglio dagli altri, un po' come i belgi per i francesi o (ingiustamente) i carabinieri in Italia. Due esempi: «Come mai a Homs vanno sempre al cinema almeno in diciotto? Perché ai minori di 18 è vietato l'ingresso!»; «Un abitante di Homs ferma un passante e gli chiede l'ora. - Sono le 19 e 34 - gli risponde quello. - Che strano! - esclama il primo - È tutto il giorno che faccio la stessa domanda e mai due che mi diano la stessa risposta!». «Uno scemo si chiede: "Come mai 'sto fiammifero non funziona più se poco fa l'ho usato e andava benissimo?"». A proposito di gender: «"Guarda quella ragazza, non ha nessuna femminilità, sembra un giovanotto!" "Ma quella è mia figlia!" "Scusa, non sapevo fossi suo padre." "Veramente sono la mamma!"». Ridere per non piangere, anche fra gli arabi.
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