mercoledì 7 giugno 2017
Gli episodi di Torino riecheggiano da giorni sulle pagine dei giornali mettendo in primo piano il tema della sicurezza. Il Piemonte sembra vulnerabile da questo punto di vista, ancor più dopo il furto di una reliquia di San Giovanni Bosco che ha suscitato scalpore in tutto il mondo. Ma è di ieri la notizia che l'ennesima cantina di vini pregiati, nel cuore del Barolo, è stata privata di 1.200 bottiglie di vino del prestigioso cru Cannubi. E proprio ieri, in tema di sicurezza, gli organizzatori di una kermesse musicale che si tiene a Barolo sotto il nome di "Collisioni" hanno annunciato che il vino più famoso al mondo, il Barolo appunto, si potrà assaggiare solo nei bicchieri di plastica molli (a luglio). E subito viene in mente la scena del film "Sideways", dove una giovane assaggiatrice beve un mitico "Cheval Blanc" in un contenitore di cartone (fantasia e realtà). La situazione generale assomiglia dunque all'immagine dei nodi che vengono al pettine, tutti in un solo momento, quasi che i campanelli di allarme che pure sono stati lanciati su queste pagine, come tanti altri fatti di cronaca, non vengano più ascoltati, in attesa che una situazione precipiti. Ognuno di questi episodi ovviamente va analizzato caso per caso, ma resta sempre viva la denuncia che nelle campagne italiane si è meno sicuri che in passato, quasi che il controllo sociale sia sfuggito di mano. E siamo alla vigilia di una stagione estiva che lo scorso anno ha mostrato come in Italia la fabbrica del turismo funzioni bene, ancor più se associata a un'esperienza rurale. Questi sarebbero gli auspici e le premesse anche per questa estate, ma il senso di insicurezza regna sovrano. C'è poi la situazione della ricostruzione in Centro Italia, che ha pure bisogno di una sensibilizzazione turistica, perché la gente delle Marche e dell'Umbria non si senta abbandonata. Questo sabato mi hanno invitato a Vallo di Nera in Valnerina per celebrare "Fior di cacio", un incontro solidale fra i produttori delle Dolomiti con quelli di queste valli, dove i monaci di San Benedetto, a Norcia, hanno ripreso a fare la birra. Ha riaperto Palazzo Seneca, col ristorante Vespasia di Norcia e man mano si rimarginano le ferite, anche se il senso di abbandono – pure qui – è stato un sentimento fortissimo in questo lungo inverno. E non ci si può certo mettere il cuore in pace, aspettando l'ennesima emergenza. Tutte queste situazioni hanno bisogno di risposte, ma il timore è che arrivino solo promesse, visto che la campagna elettorale è comunque al suo avvio. E la risposta non può essere solo la restrizione di quelle libertà che abbiamo conquistato. Deve arrivare un piano condiviso di controllo, di ordine, altrimenti regna la confusione. Che è figlia legittima dell'approssimazione, pratica, ahimè, molto italiana.
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