mercoledì 15 febbraio 2017
L'eco del festival di Sanremo si andrà pian piano esaurendo e qui gli "appelli di gusto" sarebbero tanti..., ma non è questo il terreno. E nemmeno lo è l'apparizione di sabato verso l'una di notte di Carlo Cracco, sul palco dell'Ariston, seguita da uno spot pubblicitario, con lui testimonial di un'azienda di bagni, arredamenti e cucine.
Ma Sanremo è Sanremo, tutto va bene, anche la vittoria del disimpegno allegro su una canzone dall'accento di positività non usuale. I testi delle altre canzoni segnavano la traccia di drammi amorosi, di insicurezze che ormai connotano la canzone di questi tempi. Enrico Montesano ha raccontato che una volta si cantava sempre dopo un pranzo o una cena fra amici, quasi che quei momenti fossero accompagnati da una gratitudine inconscia. Oggi è raro vedere gente che canta, piuttosto mangia guardando il telefonino anche a San Valentino. Tuttavia m'ha colpito quel ragazzo di 21 anni, Emanuele Fasano, chiamato a Sanremo a suonare al piano un suo brano. Ha subito detto che in ogni cosa che accade bisogna ricordarsi di Dio. Carlo Conti, che pure aveva appena citato papa Francesco introducendo una canzone non ammessa, ha lasciato cadere la cosa, anche perché è spiazzante sentirla da uno che avrà avuto l'ansia da prestazione davanti a milioni di persone. Eppure Emanuele ha detto così, m'ha spiegato il padre Franco, mitico autore di canzoni ("Mi manchi"), perché un giorno tornando da Barcellona ha chiesto un segno proprio a Dio. E quando per un caso (chiamiamolo così) ha perso il treno da Milano per Roma, ha ingannato il tempo suonando un pianoforte nel mezzanino della Stazione Centrale. A sua insaputa è stato filmato dal regista Alberto Simone che ha postato un video virale, con milioni di utenti. La Sugar gli ha fatto un contratto e sabato Emanuele era a Sanremo. Non sappiamo quali strade percorra il Mistero e perché, ma certamente quella domanda che ha avuto risposta gli ha cambiato la vita.
Chiunque potrebbe obiettare che sarebbe successo lo stesso, lasciando vivo il chiaroscuro della libertà di aderire che ci offre ogni giorno quel Dio. Però mi ha colpito quando il giorno dopo Franco Fasano m'ha detto: «Penso che le persone come noi che si incontrano, che stanno davanti alle cose senza un progetto siano inconsapevoli narratori, con una canzone, un cibo, di qualcosa che viene da altro». E questo qualcosa di Altro, in fondo, è stato presente a Sanremo. Perché ne abbiamo bisogno, davanti allo spezzatino (ecco il tema gastronomico) delle aggregazioni umane e politiche che non sanno più trovare un punto comune su cui costruire. Sarà un caso, ma in questo festival c'era tanto bisogno di sentire aleggiare un punto di fuga.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI