Come lacrime del cielo che fecondano la terra e generano vita, speranza e futuro: la visione di Elia sul monte Carmelo ci parla di un Dio che si prende cura dell’umanità e, come un manto, la protegge dall’arsura provocata dalle asperità e dalla siccità della storia. Siccità spirituale e asperità esistenziali sono esperienza comune, ecco perché la tradizione ha da sempre visto in quella leggera nube recante pioggia e risalente dal mare un segno della dolcezza divina, la stessa da sempre legata anche alla vicenda e all’icona della Vergine, di Maria, la madre di Dio. Di fronte alla nostra sete interiore d’Infinito la devozione alla Madonna del Carmelo è un invito a lasciarci avvolgere dall’amore delicato e ristoratore di Dio. Un messaggio che arriva dal racconto riportato al capitolo 18 del primo Libro dei Re: sul Monte Carmelo il profeta Elia mostra ad Acab la potenza del Signore, contenuta in una piccola nuvola che porta la pioggia e vince l’arsura. Un’immagine potente nella quale la tradizione ha visto l’opera di Maria, il cui ventre ha donato al mondo l’unica fonte in grado di vincere ogni aridità del cuore. Da questo stesso brano è poi nata l’esperienza dei monaci del Carmelo. La Madonna del Carmine, in seguito, apparve il 16 luglio 1251 a Simone Stock, priore generale dell’Ordine carmelitano, promettendo la salvezza a coloro che avrebbero portato lo scapolare consegnato allo stesso religioso, simbolo di protezione e di totale affidamento a Dio.
Altri santi. San Sisenando di Cordova, martire (IX sec.); santa Maria Maddalena Postel, religiosa (1756-1846).
Letture. Romano. Is 55,10-11; Sal 64; Rm 8,18-23; Mt 13,1-23.
Ambrosiano. Gs 4,1-9; Sal 77 (78); Rm 3,29-31; Lc 13,22-30.
Bizantino. Tt 3,8-15; Mt 5, 14-19.
t.me/santoavvenire
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