giovedì 28 novembre 2024
Il genitore del 19enne morto in un incidente mentre era inseguito da un'auto dei carabinieri: «Con lui se n'è andata una parte di me. Chiediamo solo la verità, non vogliamo il caos; non ci aiuta»
Yehia Elgaml con il figlio Rami

Yehia Elgaml con il figlio Rami

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Prima notte di quiete nel quartiere milanese del Corvetto tra martedì e mercoledì dopo tre notti di tensioni e di vandalismi seguiti alla morte del 19enne Ramy Elgaml, avvenuta in un incidente su uno scooter guidato da un 22enne tunisino mentre i due giovani erano inseguiti dai carabinieri, domenica mattina alle quattro in via Ripamonti. Piazza Gabriele Rosa l’altra notte era presidiata da sei blindati del reparto Mobile della polizia, con altri tre mezzi che stazionavano in piazzale Lodi a supporto. Questo è o più o meno il programma delle notti blindate al Corvetto per i prossimi dieci giorni, secondo quanto stabilito dalla questura e dalla prefettura.
Oltre allo spiegamento della forza pubblica, a placare gli animi però hanno contribuito le dichiarazioni delle persone più direttamente colpite da questa vicenda, i familiari del 19enne morto. «Noi rispettiamo la legge italiana. La Repubblica italiana è un secondo Paese per noi. Lui si sentiva più italiano che egiziano, non parlava nemmeno quasi l'arabo. Voglio solo la verità per mio figlio. Io non c’entro niente con i disordini e non voglio che quello che è successo l’altra notte in strada venga accostato a noi. Noi con la violenza non c’entriamo», ha ripetuto il padre di Ramy, Yehia Elgaml, dissociandosi dai disordini dell’altra notte. «Il fatto che siano stati indagati sia i l carabiniere che l’amico di Ramy alla guida dello scooter per noi significa che le ricerche proseguono a 360 gradi e questo ci dà fiducia», ha aggiunto il genitore, egiziano, da 11 anni in Italia, residente in una casa popolare del quartiere, in via Mompiani, insieme alla moglie e il figlio maggiore, e dipendente di un’azienda di pulizie.


«Io con la famiglia stiamo restando a casa. Basta violenza - è il suo appello -. Non va bene. Va contro la volontà di verità e fa solo confusione. Il Corvetto è un posto tranquillo. Hanno fatto casini per il loro amico, per chiedere giustizia, ma non sono cattivi. Senza Ramy siamo rimasti senza più cuore, è stato preso il mio cuore. Quando però arriverà la verità per lui, vorremmo fare una manifestazione pacifica tra i ragazzi di tutti i quartieri. Un cammino per la pace. Vogliamo far vedere agli italiani il nostro lato positivo», ha concluso il genitore, affermando anche che la salma non verrà espatriata in Egitto, dove vivono un altro fratello e una sorella di Ramy, ma rimarrà «vicino a papa e mamma». Parole che sono piaciute al sindaco di Milano Beppe Sala, che ha invitato i genitori e la fidanzata del 19enne morto a Palazzo Marino.


Sul fronte investigativo intanto si cercano testimoni ed eventuali video amatoriali, girati con gli smartphone, che possano aiutare a ricostruire la dinamica dell'incidente. A questo proposito, tra gli amici del giovane morto, da ieri gira su Tik Tok il filmato di uno scooter con due ragazzi inseguiti, di notte, da due auto dei carabinieri per le strade di Milano, sembrerebbe in via San Barnaba, all’altezza del parcheggio del Policlinico, in centro città (si vede la scritta Park... su una corsia). Il ragazzo seduto dietro sembra perdere qualcosa, si intravede un oggetto, lui si volta alzandosi in piedi e rimanendo per alcuni attimi in equilibrio precario su una sola gamba, mentre l’altra sporge nel vuoto. Molto probabilmente chi ha fatto il filmato con il telefonino ha ripreso l’inseguimento di otto chilometri attraverso le vie della città, che si è concluso con l’incidente mortale, oltreché con il ferimento del guidatore in via Ripamonti. T-Max e carabinieri sono passati da quella via, anche se nel video non ci sono data e ora, e Ramy ha perso il casco in quel punto. Sia il carabiniere che lo scooterista sono indagati per omicidio stradale in concorso dalla procura di Milano. Agli atti dell’inchiesta si parla di «una collisione laterale» tra la parte anteriore del fianco sinistro della pattuglia e la parte posteriore del TMax e che «a causa di tale urto, lo scooter si ribaltava sul fianco sinistro». In realtà le immagini della telecamera comunale non hanno una risoluzione sufficiente a dimostrare l’urto tra i due veicoli: si vedono lo scooter e l’auto dei carabinieri quasi affiancate, con la moto che finisce fuori strada nel tentativo di svoltare con via Quaranta e la pattuglia che va dritta e centra un semaforo dell’incrocio. Sarà quindi necessario effettuare una perizia per avere una risposta in tal senso. Venerdì intanto sarà effettuata l’autopsia, mentre per sabato si pensa a una manifestazione pacifica nel quartiere.

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