sabato 19 novembre 2011
«AMaria Romana, perché sfogliando queste pagine possa ancora una volta ascoltare con il cuore i colori della vita, la sua infanzia vissuta nella gioia infinita». Questo il titolo di un album che mi hanno lasciato i bambini della Scuola dell'infanzia “Alcide De Gasperi” a Potenza. Duecento grembiuli azzurri, rosa, gialli facevano fatica a restare fermi sulle piccole sedie e muovendo le mani, e i visi e voltandosi di qua e di là sembravano quel luccichio che l'acqua di un lago prende al mattino sotto i primi raggi del sole. Sfoglio le pagine dell'album che mi hanno dedicato dove i fiori dalle tinte imprevedibili, le stelle, i coriandoli ritagliati da loro sono accompagnati da scritte come questa: nuovo sole nascerà se ci sarà sempre un papà come il tuo, oppure: nessuno al mondo potrà togliere la gioia ai bambini, lo griderai anche tu con noi a tutti? Cantano questi piccoli fortunati che vivono nell'aria felice creata per loro dalle suore per qualche anno ancora, trattenuta poi un piccolo angolo dell'anima dove ci si rifugia in un giorno di pena. Una visita veloce prima di riprendere la macchina e mi sono accorta di avere le mani vuote davanti ai duecento bambini che cantavano per me. È facile parlar ai grandi, ma cosa potevo dire a quei visi sorridenti, qualcuno impaurito, qualcuno distratto e voltato dall'altra parte. Forse questo: «noi abbiamo lo stesso papà che ha lavorato tanto per il nostro futuro, che ci ha amato con tenerezza e non si è mai dimenticato di noi. Se fosse qui vorrebbe avere lunghe braccia per tenerci assieme. Allora vedete noi siamo tutti fratelli, voi nei vostri grembiulini colorati ed io nel mio abito scuro. Vogliamoci bene». E sono andata via con il mio album tra le mani dove la foto di mio padre sembrava meravigliata di essere capitata in mezzo a tanto chiasso. Avevo fatto in un giorno tanti chilometri ed ero finalmente stanca e mi chiedevo a cosa serve tutto questo mio andare da un posto all'altro per parlare di mio padre. Sono piccole gocce in un mare, sono poche parole in mezzo al chiasso, è infine qualche seme gettato su una terra che aspetta la pioggia. Vedo i giovani che mi ascoltano, ma non hanno domande perché non conoscono la storia, perché non sanno che la vita di un paese si può costruire anche con l'amore alle cose, alla gente, al lavoro. Non hanno visto che la politica si può fare con il rispetto dell'altro, che la vita pubblica va vissuta come un servizio, che ha bisogno di fedeltà, di passione, di una strada onesta perché sotto gli occhi di tutti, perché deve essere esempio di civiltà. E allora come fare? Mi sento piccola come quei bambini dai grembiuli rosa e azzurri e come loro dipingono a colori un album con i miei disegni e non so chi lo guarderà.
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