Alla dibattuta e controversa denominazione “Ministero dell’istruzione e del merito” sarebbe forse il caso di aggiungere qualcosa come “delle buone maniere” o “della civiltà”. Vien da pensarlo leggendo (ieri, 26/10) la raffica di orribili notizie di ordinaria violenza provenienti dalle scuole del nord e del sud. “Repubblica”: «Umiliano la prof con pistola e video. “E la classe rideva”». “Giornale”: «Coltelli, spray urticante, pistole ad aria compressa. A scuola lezioni di violenza». Sommario
«Aggressioni e vandalismi da Rovigo a Napoli». “Corriere”: «Proiettili di gomma contro la docente. Il video choc sui social. Rovigo, la prof colpita alla testa. Sospesi tre studenti». Par di capire che il piccolo pistolero, per fortuna, non ha avuto buona mira: la prof ha rischiato di perdere un occhio. “Stampa”: «Spari alla prof e rissa a coltellate. Un altro giorno di follia tra i banchi». Sbalordimento per i fatti, troppi per essere episodici, e anche per certi commenti, come quello della dirigente scolastica napoletana (“Stampa”) sull’accoltellamento: «È un fatto gravissimo, certo, ma sono due bravi ragazzi e siamo sconvolti. Non hanno mai mostrato atteggiamenti violenti». Viene in mente il film di Martin Scorsese, Quei bravi ragazzi, e meno male che sono “bravi”. Fatale la telefonata all’esperto dal quale, per non restare delusi, basta non aspettarsi la formula magica o una verità certa in un terreno dove brancoliamo nel buio. Sulla “Stampa” il pedagogista Fabrizio Manuel Sirignano parla di «gravissima emergenza educativa nazionale che deve essere affrontata con fermezza e urgenza». Denuncia un «malsano “buonismo pedagogico” da parte degli intellettuali e dei genitori, amplificato dai media, che ha allevato generazioni senza valori saldi, con un’idea distorta che la legittima necessità del dialogo a scuola e in famiglia non abbia più regole gerarchiche». Ce n’è per tutti; e anche per cronista e pedagogista, ossia a chi dei due ha sentito il bisogno di usare il verbo “allevare” riferito non a polli e vitelli, ma a giovani della specie umana. Più pacato Luca Bernardo, primario di pediatria al Fatebenefratelli di Milano (“Giornale”): «I ragazzi non sono stati ascoltati, si sono isolati e spesso si sono dissociati dalla realtà. Molti hanno perso il senso del limite». Il ministro prenda nota.
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