sabato 30 aprile 2011
Domani quasi tutto il mondo alzerà la voce per riconoscere santo Papa Wojtyla. Sarà il più alto grido alzato verso quel paradiso che non ci è dato vedere, ma solo immaginare. Ognuno porterà con sé il ricordo di questo Papa che ha percorso le strade di questa nostra terra portando serenità, speranza e coraggio. Anch'io ho un ricordo da lasciare a chi volesse leggere. Si tratta del discorso che papa Giovanni Paolo II, il 2 aprile 1981, tenne nella sala del Concistoro davanti a oltre centro dirigenti dei partiti democratico-cristiani d'Europa, dell'America Latina e dell'Africa venuti a Roma per la celebrazioni del centenario della nascita di Alcide De Gasperi. Ne sceglierò solo alcuni paragrafi che danno il senso del pensiero di questo grande Papa nei confronti della vita di mio padre. «È una commemorazione la vostra tanto opportuna ed importante perché riguarda un cattolico di grande statura spirituale che ha lasciato una nobile testimonianza nella storia d'Italia e d'Europa dell'ultimo dopoguerra... Vorrei qui rendere omaggio soprattutto alla fisionomia spirituale dell'uomo e dello statista, che in virtù della sua fede coerente ha assolto una missione che è additata ad esempio. In lui la fede fu centro ispiratore, forza coesiva, criterio di valori, ragione di scelta, come egli stesso si esprimeva ancora ventenne, con l'entusiasmo della giovinezza: "Il cattolicesimo è qualcosa di più integrale, non estraneo a niente di bene, avverso a qualunque male, una regola fissa che deve seguire l'uomo dalla culla alla bara, l'anima e il midollo di tutte le cose". È sorprendente che un giovanissimo avesse già una visione così chiara e vibrante del messaggio cristiano. La sua fu una fede scaturita in famiglia e maturata in un ambiente, quello ecclesiastico del Trentino del secolo scorso, saturo di convinzioni e di dinamismo cristiano; nutrita di cultura, non senza slanci di finezza ascetica e mistica; testimoniata in pubblico e in privato senza esitazioni, guadagnando stima e rispetto anche da molti non credenti... La sua vita interiore lo teneva in contatto col Signore. Come ne prova le lettere alla figlia Religiosa e i vari pensieri che vergava talvolta frettolosamente... Anche la sua fiducia e il suo ottimismo " continua papa Wojtyla ", in mezzo al turbinio delle umane vicende, sono radicati nella fede come appare da queste affermazioni: "Non abbiamo il diritto di disperare dell'uomo, né come individuo, né come collettività; non abbiamo il diritto di disperare della storia, poiché Dio lavora non solo nelle coscienze individuali, ma anche nella vita dei popoli". Così pure il suo profondo senso della giustizia sociale promana dalla stessa fonte: "Che valore avrebbe il senso sociale della civiltà che è l'applicazione nella realtà sociale del principio evangelico, se non riuscissimo a rendere giustizia al povero, se noi cattolici non applicassimo lo spirito del Vangelo?". Voglio terminare ricordando ancora un pensiero del Papa per mio padre: «De Gasperi intese l'autorità come un servizio per il bene comune e l'accettò come croce e sofferenza e non come traguardo e strumento di personale interesse».
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