«Signorina, lei ha una bella voce ma manca tutto il resto. L'espressività, la tecnica, lo stile. Comincia ad avere trent'anni, è un po' tardi per sistemare queste cose. Io mi cercherei un altro lavoro invece di provare la carriera lirica». Serena si sentì svuotata in un attimo. Il suo sogno in frantumi, come uno specchio gettato su una scogliera. Tornò a casa triste, e si disse: "non canterò mai più".
Quante volte ci fermiamo davanti a un no? Quante sono le volte che rinunciamo a qualcosa perché non riusciamo a superare il nostro orgoglio davanti a un rifiuto? E, ancora, quante volte il nostro ego vince sulla ragione e ci allontana da un obiettivo, una persona, un sogno? Ve lo dico io: tante. Ho paura di non farcela. No, figurati, non non ci riuscirò mai. Un progetto abbandonato, una cena rimandata, un appuntamento cancellato. Quante volte ci fermiamo davanti alla paura? Spesso ci risulta difficile reagire. Chi non ha mai vissuto il fatidico momento in cui ci si sente un pesce fuor d'acqua in mezzo a decine di persone, o l'attimo in cui non ci si sente all'altezza per provare una nuova esperienza? Molte cose nascono dall'insicurezza e dal recondito pensiero che avremo una seconda occasione, un'altra possibilità di provare a fare qualcosa che al momento non ci sentiamo di affrontare. Il punto di svolta arriva quando ci si rende conto che la vita spesso regala grandi occasioni per emozionarsi, conoscere, sperimentare, crescere, donarsi agli altri, imparare. In quel preciso attimo della nostra vita in cui ci si rende conto che quella determinata occasione potrebbe non ripresentarsi si comincia a osare. In altre parole, a vivere.
Serena la mattina dopo si svegliò, fece una doccia calda e intonò O mio babbino caro. Si vestì, uscì di casa e cercò un altro insegnante di canto. Col sorriso sulle labbra, e Puccini in testa. Dopo tre insegnanti che le dicevano la stessa cosa, ne trovò un quarto che le fece lezione credendo in lei. Due anni dopo debuttò alla Fenice di Venezia. Tratto da una storia vera.