sabato 25 aprile 2015
Toccava a te che a vent'anni portavi un'arma da usare contro i giovani di un'altra bandiera, che avevi sofferto il freddo e provato la paura. Toccava a te, compagno della mia vita, questa medaglia della Liberazione che ho ricevuto ieri dalle mani del ministro della Difesa, Roberta Pinotti. A te che per due lunghi inverni hai vissuto nelle montagne del Piemonte al comando di un gruppo di ragazzi che avevano deciso di combattere dalla parte della libertà. Quanta speranza nel sapere che l'esercito americano stava risalendo la Penisola, ma quale delusione quando un giorno radio Londra trasmise: «Ai volontari della libertà: attenzione, ci vorrà ancora del tempo, rientrate alle vostre case!». Ritornare dove? Nelle città, nei paesi con la certezza di essere riconosciuti a inviati dai nazisti nei campi di concentramento? Stanchi e con pochi viveri i partigiani del Piemonte per sfuggire all'esercito tedesco attraversarono le Alpi verso il confine francese. Vi trovarono rifugio nei piccoli paesi, nelle baite del fieno, nelle caverne naturali. Ma aspettare era peggio che combattere. Ripresero allora la strada per l'Italia quando un giorno due compagni cercando di difendersi dai nazisti che li avevano scoperti, trovarono rifugio in un fienile, ma i nemici vi appiccarono il fuoco. Uscirono con gli abiti bruciati sparando senza resa mentre gli "sten" di fronte davano loro la morte. Ho visto una lapide lungo il muro della cascina che porta i loro nomi.Dopo la liberazione una lunga fila di volontari della libertà passò con le bandiere nelle strade di Roma. La gente batteva le mani. Grazie dicevano le mamme anche se piangevano per i figli perduti. Grazie. La loro presenza fu aiuto e difesa della dignità di una nazione nei confronti dei popoli vincitori, uniti per presentarci il conto della sconfitta.Ho accettato questa medaglia con rispetto e riconoscenza. Il poco che ho fatto era sostenuto dalla leggerezza degli anni giovani e non li ho mai considerati come atti di eroismo. Andavo da mio padre, nascosto alla Propaganda Fide, e portavo i suoi articoli per il giornale clandestino in un cesto pieno di verdura che affidavo alla mia bicicletta. Tenevo i collegamenti coi i politici che avevano combattuto il fascismo, o andavo con altri a nascondere le armi che ci consegnava il Comitato di Liberazione, nelle grotte di tufo della campagna romana. Così ho imparato l'amore per la patria, per la pace di ogni Paese, per la dignità di ogni popolo.
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