«Quantum mutatus ab illo!» (che cambiamento forte)! Ieri rimbalzava perfino in questa pagina, nella severa risposta del direttore, lo sproposito di Umberto Veronesi, «La religione non fa ragionare» ("La Stampa", 5/2, p. 21) e "Il Giornale" (p. 1), che però l'accompagnava con un'opportuna critica di Giorgio Israel. Si potrebbe anche aggiungere una risata, o l'equivalente di un giro attorno al personaggio, come il giovanotto che aveva sentito Zenone di Elea affermare che «il movimento non esiste». Invece no. Si potrebbe anche rimbrottare il professore " lo conobbi anni fa a Mixer, preparando un suo "Faccia a Faccia" con Giovanni Minoli, ma allora faceva l'oncologo e non il guru acrobata alla moda relativista di oggi "- rinviandolo alla serie di ragionatori illustri, da san Paolo a sant'Agostino, da Galileo perfino allo stesso Darwin, religiosi e credenti. Invece no. Qui e ora vorrei solo suggerirgli di dare una sbirciatina alla "Summa Theologica" di san Tommaso d'Aquino, preparata con 20 anni di lavoro in 35 volumi sul testo latino e italiano da p. Tito Centi, domenicano che ho conosciuto di persona, opera che ora è integralmente su Internet. Lì, da sette secoli e mezzo è tutta un'esaltazione simultanea di «religione» come fede cristiana e «ragione» come ricerca appassionata e insaziabile della verità, di ogni verità, umana e divina. Ci provi, professore, e ci pensi su. Non importa che poi ci dica i suoi pensieri, ma le servirà. Del resto, sempre su "La Stampa", accanto alla sua sortita, leggo un titolo forte: «Dallo stato vegetativo si può comunicare». I lettori di Avvenire, del resto, lo sanno già: c'è sempre, e per tutti, speranza di cambiamento.
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