Mister Pallotta e il sor Ferrero hanno poco in comune, giusto un problema di pallone. L'Americano di Roma ha soldi e una squadra - la Roma appunto - che tanti ne costa e tantissimi dovrebbe produrne, personalmente non risulta simpatico al popolo giallorosso nonostante i milioni di dollari profusi per tentare di ottenere il risultato che Franco Sensi raggiunse rovinandosi - lo scudetto - e la licenza per farsi uno stadio nuovo, progetto in sonno nella Capitale dei Progetti Impossibili; il Romano di Genova è soprattutto simpatico, fa cinema anche come attore sugli spalti degli stadi e in tivù, economicamente è come se facesse parte dei “Ricchi e poveri”, in che ruolo non è dato sapere. Pallotta ha cercato di rimettere in linea di volo tricolore la squadra, sottraendola a Rudi Garcia, il pilota smarrito nel cielo della Capitale, richiamando Luciano Spalletti che l'aveva fatta giocare alla grande eppoi era fuggito - senza vincer nulla - per dimenticare gli eccessi della tifoseria giallorossa che domenica l'ha naturalmente accolto con baci&abbracci, come un Cincinnato moderno non ritemprato dalla pace dei campi ma dai rubli di San Pietroburgo. Ferrero, fallito l'avventuroso progetto di Zenga, uno che ama rendersi difficile la vita ed era il naturale doppione dell'altro estroso blucerchiato, Antonio Cassano, ha tentato di far indossare di nuovo la splendida divisa doriana all'Aeroplanino che l'aveva resa famosa in Italia e in Europa dopo Mancini e Vialli. Risultato dell'operazione: la Roma di Spalletti non ha fatto un passo avanti rispetto a quella di Garcia, ed è ovviamente comprensibile: come dicono gli esperti, c'è ancora tanto da lavorare (e dire che un tempo l'allenatore subentrante faceva subito i miracoli); mentre la Samp di Montella s'è vista bella e possibile soltanto nel derby, con Cassano, Eder e Soriano da urlo eppoi il ritorno alla depressione. Ecco ora in gioco i sentimenti: Pallotta finirà per autorizzare nuovi acquisti milionari per rincuorare Spalletti; Ferrero farà tremare Montella minacciando la cessione di Eder e Soriano per far tornare i conti. Da entrambi non mi aspetto molto (e spero ovviamente di sbagliarmi) perché per il piacere di tornare in panchina, pur essendo felicemente nel classico anno sabbatico introdotto da Pep Guardiola, ha tradito la loro natura professionale: non sono tecnici d'emergenza, panchinari da restauro, maestri per esami di riparazione, bensì costruttori di gioco e fantasiosi creatori di moduli (Spalletti ne ha brevettati almeno cinque). Insieme sono nelle mani degli antichi dioscuri giallorossi, Totti e Cassano: tanto basta per renderne imperscrutabile il futuro. Ad maiora.
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