Metti un sabato mattina con la brina che stenta ad andarsene sotto il pallido sole, coi nuovi contadini dell'Oltrepò mantovano riuniti a Gonzaga per festeggiare i 25 anni della San Lorenzo. Una cooperativa anomala, che si occupa di liquami e letame, nel nome dell'economia circolare.
Siamo in una terra di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, dove un gruppo di giovani aveva capito che qualcosa scricchiolava nella civiltà contadina. Il territorio non era più presidiato come un tempo e l'agricoltura stava cambiando. I vecchi non se ne accorgevano, abituati a lavorare come sempre avevano fatto, ma i giovani scalpitavano e qualcuno li aveva già chiamati ribelli. Ma all'origine delle loro istanze c'era un prete, don Dante, parroco di Pegognaga, che alla sera li radunava in canonica per fargli assaporare il valore della cooperazione.
Diede loro in comodato d'uso un terreno del beneficio parrocchiale, La Prebenda, perché sviluppassero insieme qualcosa. E da lì è nata la Cooperativa San Lorenzo e poi il progetto Life Dop, che oggi si occupa di trattamento dei liqui-letami e va nella direzione di una gestione ambientale della filiera del latte efficiente e sostenibile, fino al biogas. Quei ragazzi hanno creato persino una borsa dei liquami che interessa realtà al di fuori della provincia, secondo un concetto più ampio di economia circolare.
Da lì, negli anni, sono nate altre cooperative di giovani, le cosiddette gemmazioni, che si occupano di formazione, commercializzazione on line, agroenergia, vermicompost (l'humus del lombrico) utilizzato per le produzioni biologiche non solo nel settore zootecnico. Un esempio unico in Italia, di cui l'ex assessore all'agricoltura della Provincia di Mantova, Maurizio Castelli, ha sottolineato l'origine: l'amicizia.
E mi ha molto colpito vedere la partecipazione della gente quel sabato mattina, mentre fuori stazionava un carrellato con impianto idraulico per trattare, cascina per cascina, lo scarto d'origine animale che diventa risorsa. Esempi come questi ce ne sono pochissimi, ma rappresentano oggi una luce. E colpisce che l'origine sia stato un prete che ha messo insieme la gente, come faceva don Bosco, come hanno fatto altri "santi sociali".
In tutta sincerità era gente che ha solo evitato di separare la fede dalla realtà. Anzi, ha scommesso proprio sulla fede come fattore capace di illuminare anche il lavoro, anche il credito, anche un'ipotesi di gestione morale del territorio. Ecco, oggi più ancora di ieri c'è bisogno di questi soggetti aggregatori. Che lo Stato dovrebbe riconoscere, indipendentemente dalle appartenenze. Fanno quello che non riesce a fare lo Stato: sviluppano l'economia col metodo della sussidiarietà.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: