Che senso ha oggi celebrare la solennità di Tutti i Santi, in un momento in cui nel mondo sembra prevalere l’odio, il male, la sofferenza, la morte portata anche nel nome di ragioni religiose (o sedicenti tali)? Una festa di luce, in questo tempo di buio, stride e provoca quasi un rigetto, un disagio interiore. D’altra parte siamo umani e non possiamo non farci condizionare dall’immaginario collettivo, che vede nei santi degli esempi di “perfezione”, intesa di fatto come “assoluta efficienza”, in primo luogo morale. I personaggi “da santino” insomma stridono enormemente con le immagini di morte che ci scorrono davanti agli occhi in questi giorni: vittime innocenti, tra cui molti bambini, gridano al cielo il fallimento di un’umanità incapace di camminare verso Dio, verso la luce. Ma i cristiani sanno che non possono arrendersi davanti alla furia del tempo, dentro alle ferite del mondo, accanto al sangue versato. Sanno che Dio ha attraversato questo buio e lo ha vinto. Sanno che la morte non ha l’ultima parola. E, soprattutto, sanno che i santi sono stati persone che hanno sperimentato come tutti il fallimento, la caduta, le difficoltà della vita. Ostacoli che non hanno fermato il loro cammino, la loro speranza e la loro capacità di essere frammenti dell’amore di Dio in mezzo all’umanità. Ecco perché si celebrano tutti i santi oggi: è l’invito a farci aiutare da chi ci ha preceduti nel continuare a essere in questo mondo buio un frammento di luce, in quella comunione dei santi che lega cielo e terra.
Letture. Romano. Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12.
Ambrosiano. Ap 7,2-4.9-14; Sal 88 (89); Rm 8,28-39; Mt 5,1-12a.
Bizantino. 1Cor 12,27-13,8; Mt 10,1.5-8.
t.me/santoavvenire
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