Settimana speciale quella che stiamo vivendo, perché anche i più distratti hanno la percezione che stia arrivando il Natale. Arriva con le luminarie, coi negozi colmi di tutto e soprattutto con quell'abbondanza di cibo che viene ostentato in ogni occasione. È il volto del consumismo? Può darsi, ma quella parola non coincide necessariamente con una forma quanto con una mentalità. L'ho pensato mentre leggevo il libro di Pierluigi Plata, sacerdote, cappellano militare, che ha scritto «Apparecchiare la santità, il cibo nella predicazione di Papa Francesco». Un libro agile, diviso in capitoli che alla fine compongono un menu. Tuttavia non è un libro di ricette, ma di riflessioni che hanno ognuna come corollario varie citazioni del Papa. E se nell'introduzione don Pierluigi titola «Cibo, via per la santità», significa che nella concezione che abbiamo del cibo c'è la strada perché esso diventi dono e non si esaurisca nel consumismo. Ora, davanti all'esagerata rappresentazione del cibo è raro trovare uno scritto, una parola, che ci dica quanto il gusto possa essere anche vissuto tenendo conto dei bisogni del mondo. Questo libro aiuta, perché invita a mettersi in gioco subito. È illuminante la lettura del miracolo dei pani e dei pesci, perché in fondo dice che ciò è potuto accadere perché qualcuno ha messo a disposizione due pani e cinque pesci. Senza quella libertà semplice non sarebbe accaduta la moltiplicazione, perché i miracoli non sono magia, ma sempre qualcosa che resta connesso con la volontà buona di mettersi in gioco. Sono come la strada del centuplo, che è possibile per chiunque sappia cogliere il dono del cibo e del vino. Papa Francesco viene citato quando parla di san Luigi Gonzaga: colui che scelse di rinunciare alle cose che riempiono la vita ma svuotano il cuore. Da qui l'invito a scegliere le persone anziché le cose, che è un fattore dirimente anche sotto le feste di fine anno, dove si fa a gara a riempire la tavola, senza pensare davvero a chi siede con noi. E non è per cattiva intenzione, ma per distrazione, perché c'è un'onda che sotto le feste ci conduce a fare come fan tutti, salvo poi accorgerci che nella tavola famigliare manca la convivialità. «Una tavola dove non si parla ma si guarda la televisione o il telefonino è una famiglia poco famiglia», dice sempre Papa Francesco in questo bel libro che affronta anche il tema della spesa e dello spreco, della farina che trasforma e del paradigma del lievito che fa crescere. È la parabola del cibo, che spesso viene banalizzato come qualcosa che si consuma senza lasciare un segno. Mentre Dio stesso si è fatto cibo e dono. Questo l'appello che ci lasciamo per le prossime feste: meno consumo e più riconoscenza. Un dono, un piatto trasformato, un invito, sono i modi per ricordare che Dio è venuto proprio per ciascuno di noi.
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