Il presepio napoletano fa proseliti in tutto il mondo. La magìa della Natività del Bambino si irradia dal cuore, dal centro delle pregiate sculture natalizie di Jimmie Durham, artista statunitense (nato nel 1940) che espone ancora in questi giorni le sue creazioni al museo Madre di Napoli e nel cortile dell'antico Lanificio Borbonico.
Nel quartiere San Lorenzo, il presepio di questo "artigiano", ormai entrato nella collezione permamente del museo, rievoca il miracolo della nascita del Cristo nel segno più rigoroso della tradizione napoletana evocata dal Eduardo de Filippo in "Natale in casa Cupiello". In verità, Durham riesce bene a coniugare passato e presente con la raffigurazione di "pastori" che non sono altri che gli uomini semplici della Napoli popolare di oggi. Un'umanità modesta, ma soltanto se vista con gli occhi del consumismo: personaggi, dal tappezziere al falegname, che nascondono nel loro cuore una grandezza straordinaria che egli rivela.
Non a caso questo artista d'adozione napoletana è anche un attivista politico per il riconoscimento dei diritti degli indiani nella sua patria nativa. Il presepio così diviene ciò che già alle origini, nel Settecento, si proponeva di essere: un'opera d'arte a pieno titolo che ritrae un evento eterno e insieme contemporaneo della realtà di ogni epoca storica da duemila anni a questa parte.
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