martedì 19 settembre 2023
Eco: la bella ninfa condannata dalla crudeltà della dea Giunone a una voce che non poteva parlare per prima, ma solo rispondere alla voce altrui. Eco non aveva colpa, obbediva agli ordini di Zeus, il re degli dèi, nonché marito infedele e spesso anche stupratore. Assumendo altre sembianze. È il Pantheon greco, che nel quinto secolo a. C. vede la dura critica di Socrate e Platone. Zeus andava sui monti a fare l’amore con le ninfe, Giunone, consapevole dei tradimenti, lo seguiva di nascosto, ma ogni volta si imbatteva in Eco, la ninfa dalla voce suadente e dalla fluidità di parola, che, su ordine di Zeus, intratteneva a lungo la moglie gelosa, consentendo agli amanti di allontanarsi indisturbati. Un giorno la dea scoprì il raggiro e punì la ninfa, che agiva per ordine divino, non per sua scelta, limitandone per sempre la voce che era stata usata per ingannarla. «Potrai avere un uso molto limitato di questa voce troppo eloquente che mi ha ingannato. Imparerai a usarla molto meno». Solo quando uno finisce di parlare Eco duplica i suoni, ripetendo le parole che ha udito. Il mito, e un autore come Ovidio, scoprono, con un’invenzione poetica, la nascita di quel mistero che è l’eco: una voce che un tempo fu di una persona, e che oggi ripete altre voci, tra cui la nostra. Mistero originario. © riproduzione riservata
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