Luci e poche ombre in “Presa diretta”
mercoledì 15 gennaio 2020
Da tempo seguiamo con interesse Riccardo Iacona e il suo Presa diretta (lunedì alle 21,20 su Rai 3) considerandolo uno dei migliori approfondimenti giornalistici pur non avendone sempre condiviso il taglio. Del resto non è un programma di fatti separati dalle opinioni. Iacona quando prepara una puntata ha chiara l'idea da comunicare. Ciò non toglie che abbia una grande onestà intellettuale. Lo ha dimostrato anche lunedì scorso all'esordio stagionale con lo speciale dal titolo Attacco al Papa dedicato a coloro, soprattutto tra i cattolici, che stanno mettendo in discussione Francesco, ma sentendo allo stesso tempo tanti tra coloro che nel mondo autorevolmente lo sostengono. Già nell'intervista di Mimmo Muolo pubblicata domenica su queste colonne, Iacona aveva ammesso di non essere credente, ma di essere ugualmente attratto da questo Papa «capace di far sentire la presenza di Dio anche a chi non crede». In effetti ha saputo cogliere in alcune azioni, al di là dell'aspetto sociale, la forza delle fede e del Vangelo. Si pensi a come ha raccontato i corridoi umanitari o l'impegno della Chiesa contro la marginalità. In qualche modo ha fatto propria l'idea del cardinale Martini espressa da Andrea Riccardi: «Predichiamo il Vangelo e tutti i valori si metteranno a posto». Iacona ha usato anche espressioni belle affermando che «Papa Francesco ha riaperto il cantiere del Concilio Vaticano II» oppure ricordando la «globalizzazione dell'indifferenza» o l'«ecologia integrale». Ha forse ecceduto, preso dall'attualità che ha scombussolato pure la scaletta di un'inchiesta già pronta, sulle anticipazioni del libro sul celibato dei preti che Iacona ha definito una bomba lanciata contro Francesco. Un'enfasi eccessiva per un testo in cui, come ha scritto ieri su questo giornale Riccardo Maccioni, non c'è «nessun desiderio di creare spaccature o divisioni, tantomeno di sostenere la fronda anti-Bergoglio», al di là delle polemiche e degli equivoci sulla firma di Benedetto XVI. Il conduttore ha spinto molto anche sulla matrice politica di destra degli attacchi al Papa, che ci può stare, ma così facendo ha rischiato di dipingere Francesco come un uomo decisamente di sinistra, quando queste categorie mal si adattano a un Papa.
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