Le nostre ferite non devono impedirci di prenderci cura delle ferite degli altri. Perché è proprio facendosi carico delle sofferenze delle sorelle e dei fratelli che ci stanno attorno, che avverrà l’unica vera guarigione che conta: quella del cuore. Santa Maria Bertilla Boscardin, religiosa vicentina, fece di questo verbo, «prendersi cura», una via per la santità. Nata in una famiglia contadina nel 1888 a Brendola (Vicenza), nel 1905 con l’aiuto del parroco entrò nelle suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Santissimi Cuori, prestando poi servizio come infermiera nell’ospedale di Treviso. A 22 anni fu operata a causa di un tumore, iniziando così il proprio percorso di testimonianza cristiana anche da malata. A causa della Grande Guerra fu poi mandata a Como, dove, però, dovette affrontare molte incomprensioni da parte dei medici e delle sue superiore, che da infermiera la “degradarono” a semplice inserviente in lavanderia. Tornò poi all’ospedale di Treviso, riprendendo il proprio servizio accanto ai malati da infermiera nonostante l’aggravarsi del tumore. Subì quindi un nuovo intervento chirurgico, ma la malattia non le lasciò scampo: morì nel 1922, all’età di 34 anni ed è stata canonizzata da Giovanni XXIII l’11 maggio 1961: «L’irradiazione di suor Bertilla si allarga – disse in quell’occasione papa Roncalli –: nelle corsie, a contatto con gli epidemici, a consolare, a calmare: pronta e ordinata, esperta e silenziosa, fino a far dire anche ai distratti che Qualcuno – cioè il Signore – fosse sempre con lei a dirigerla».
Altri santi. San Vitale di Salisburgo, vescovo (VIII sec.); beato Jakob Kern, sacerdote (1897-1924).
Letture. Romano. Rm 4,1-8; Sal 31; Lc 12,1-7.
Ambrosiano. Ap 1,10;3,14-22; Sal 14 (15); Lc 8,1-3.
Bizantino. Col 2,1-7; Lc 10,1-15.
t.me/santoavvenire
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