Quando la violenza si scaglia sugli innocenti è tutta la storia che soffre, ogni ferita inferta agli inermi è una ferita al cuore dell’umanità intera e di Dio. Ma paradossalmente quando a soccombere sono i testimoni in prima persona dell’amore di Dio nella storia, quelle ferite possono diventare fenditure feconde dalle quali rinasce la speranza. È questo il messaggio profetico contenuto nelle storie dei martiri di ogni epoca, in particolare quelli dei primi secoli, come sant’Antonina di Nicea. Si tratta di una vittima della violenza del mondo della quale la tradizione ricorda in modo particolare la morte cruenta e l’accanimento dei persecutori. Il nome di Antonina appare tre volte nel Martirologio, il 1 marzo, il 4 maggio e il 12 giugno, ma è stato chiarito che si tratta della stessa persona, i cui dati biografici sono attinti da un’antica «Passio» oggi perduta. Arrestata in Bitinia durante la persecuzione di Diocleziano, per ordine del prefetto Priscilliano, Antonina fu sottoposta ad atroci torture: battuta con le verghe, sospesa al cavalletto, dilaniata ai fianchi. Poi rinchiusa in carcere per due anni e infine arsa viva. La sua vicenda è icona delle tante sofferenze che in ogni epoca i credenti hanno dovuto subire a causa della fede, ma è anche un incoraggiamento a fare del Vangelo una forza capace di cambiare il mondo.
Altri santi. Santi Agapio e Secondino, martiri (III sec.); san Floriano di Lorch, martire (IV sec.).
Letture. Romano. At 13,13-25; Sal 88; Gv 13,16-20.
Ambrosiano. At 13,13-42; Sal 88 (89); Gv 7,14-24.
Bizantino. At 10,34-43; Gv 8,12-20.
t.me/santoavvenire
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: