La piccola cura (purché non sia l'unica!) di rifornire la zuccheriera, prima che altri la trovino vuota, è un atto di amore domestico. L'amore è grande, ma è fatto di cose piccole.
Basta solo un ammiccare degli occhi o un tocco della mano o una parola sussurrata: quando si è innamorati o, più semplicemente, ci si vuole bene, basta solo un piccolo gesto per dire tutto. Sì, anche il preparare per l'altro la colazione al mattino o, ancor più essenzialmente, riempire una zuccheriera può trasformarsi in una specie di lettera d'amore. Ha ragione Enrico Peyretti, mio antico compagno di studi, quando scrive, nella rubrica che tiene sulla rivista Rocca, che «l'amore è grande, ma è fatto di cose piccole». La sua genuinità ha come cartina di tornasole proprio la quotidianità.
Io, però, vorrei ora mettere l'accento su un inciso marginale che è presente nel testo sopra citato: «purché non sia l'unica» (la piccola cosa che alimenta l'amore). Sì, perché spesso nella coppia, nella famiglia, nell'amicizia si lasciano troppe cose importanti come implicite; non le si dichiarano mai, non le si manifestano, non le si esprimono in parole esplicite, in atti significativi. Non bisogna affidare tutto al piccolo gesto o all'intuizione dell'altro: certe relazioni si usurano e si spezzano perché si è avuta forse la pigrizia o il pudore di non dire all'altra persona in modo forte e chiaro quanto fosse preziosa, cara, insostituibile. Ci sono, perciò, anche le grandi cose e non solo le piccole ad alimentare e sostenere l'amore perché, come diceva Ungaretti, «il vero amore è una quiete accesa» (nel Sentimento del tempo), è pace silenziosa e grido ardente.
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