La verità si difende con la testimonianza di una vita retta, ma anche con lo studio il confronto e l’approfondimento. Tutte dimensioni entro le quali si colloca l’opera e l’eredità di sant’Aniceto, il cui ministero fu guidato dalla preoccupazione di salvaguardare la comunione e l’ortodossia in un tempo in cui la Chiesa stava costruendo la propria identità. Aniceto, originario forse della Siria, fu Papa dal 155 al 166 e, succedendo a Pio I, trovò una situazione in cui si era acuito il confronto sulla data della Pasqua tra Occidente e Oriente. Per risolvere il problema ricevette a Roma Policarpo, vescovo di Smirne, ma l’accordo non fu trovato, anche se i due si lasciarono da fratelli in comunione e, anzi, il Papa riservò un’accoglienza da vero fratello al vescovo orientale. A Roma intanto andava diffondendosi l’eresia di Marcione, teologo orientale che affermava la divisione tra il Dio giudice dell’Antico Testamento e il Dio salvatore di Gesù Cristo e che di fatto stava dando vita a una Chiesa propria. Aniceto affrontò questo problema puntando sull’approfondimento della dottrina e chiedendo un supplemento di moralità a diaconi, preti e vescovi. Per dare un segno evidente di questa scelta di rigore chiese agli ordinati di tenere i capelli corti. Aniceto morì durante una persecuzione, ma forse non direttamente a causa delle violenze portate dalla persecuzione stessa, infatti non è indicato tra i martiri. Venne sepolto nelle cave di pozzolana che sarebbero poi diventate le catacombe di San Callisto
Altri santi. Sant’Anastasio di Antiochia, vescovo e martire (VI-VII sec.); beato Anastasio Giacomo Pankiewicz, sacerdote e martire (1882-1942).
Letture. Romano. At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36.
Ambrosiano. At 4,32-37; Sal 92 (93); Gv 3,7b-15.
Bizantino. At 4,23-31; Gv 5,24-30.
t.me/santoavvenire
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