L'illustre poeta Giacomo Leopardi nelle sue Operette morali introduce un venditore ambulante d'almanacchi, che richiama i passanti proponendo calendari e pronostica l'anno nuovo di gran lunga migliore di quello che sta per finire. Uno tra coloro che passava casualmente di lì, fermatosi, chiese al venditore da quando vendesse quei calendari. E a lui, che aveva risposto di svolger quel lavoro già da vent'anni, di nuovo chiese a quale degli anni passati sperava che il venturo fosse simile. Il tipo esitava, dubitava, balbettava, non sapeva che mai rispondere all'uomo così inopportuno. Non lo si poteva in nessun modo indurre a tornare agli anni passati, nemmeno a quelli della felice gioventù. Sempre infatti, anche quando sembra lieta, alla vita si mescola qualcosa d'amaro, che nessuno vuol di nuovo assaporare. L'uomo conclude la strana conversazione, ritenendo che a nessuno nella vita siano toccati più beni che mali: nessuno infatti vorrebbe rinascere, qualora dovesse nuovamente sopportare i mali e ugualmente godere del bene già vissuto. Da ciò si conclude che non è bella la vita che abbiamo già conosciuto, ma solo quella di cui non abbiamo ancora gustato alcuna parte: quindi non la vita trascorsa, ma quella futura, cioè solo immaginata. Il nostro Leopardi sostiene, dunque, che i tempi vanno ogni giorno peggiorando o almeno che le sventure son perpetue e che non possiamo mai sperare che a conti fatti le età future saranno migliori delle trascorse. Tuttavia siamo soliti, ogni anno, augurare ad amici e conoscenti che il nuovo anno cominci sotto lieti auspici, proceda con eventi ancor più lieti e finisca con lietissimi, e ricorra sempre più fortunato. Ma non so se lo facciamo invano o in modo avventato: infatti vediamo che tutto attorno a noi si corrompe, che le cose precipitano continuamente in uno stato peggiore, al punto che a stento, per noi afflitti, rimane la speranza, ultima dea, a consolare gli animi. Che possiamo fare? Questi sono i tempi. È vecchia questa lagnanza: forse persino il primo uomo fece elogi del tempo passato. Ma sant'Agostino ci ammonisce: «"Tempi cattivi, tempi travagliati" dicono tutti. Viviamo bene, e i tempi saranno buoni. I tempi siamo noi: come siamo, così sono i tempi. "Il mondo è malvagio, ecco è cattivo, ed è amato come se fosse buono". Ma che cos'è il mondo malvagio? Infatti non è cattivo il cielo, la terra, le acque e le cose in essi presenti, pesci, uccelli, alberi. Tutte queste cose sono buone: ma gli uomini malvagi rendono cattivo
il mondo».
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