La nostra intera esistenza è una “riforma”: ogni giorno cerchiamo la forma migliore per essere noi stessi in questo mondo. Questo è ciò che accade anche per la vita della della Chiesa nella storia. Il destino della comunità cristiana, infatti, è quello di pensarsi e a ripensarsi continuamente per rispondere alle attese dell’umanità nei tempi e nei luoghi in cui essa vive. La riforma, insomma, è uno stato perenne della Chiesa, fin dalla sua fondazione. Per questo motivo i testimoni della fede riformatori come san Pietro di Anagni vengono celebrati e ricordati dalla liturgia: essi sono un’icona concreta e un esempio immediato per i cristiani di ogni epoca. Pietro era nato nell’XI secolo nella famiglia longobarda dei principi di Salerno; rimasto orfano, fu affidato ai monaci del monastero salernitano di San Benedetto. Il cardinale Ildebrando di Soana, poi, lo scelse per diventare cappellano per papa Alessandro II. E fu proprio quest’ultimo Pontefice a volerlo vescovo di Anagni e a consacrarlo. Lo stesso Papa, poi, lo scelse per una missione delicata e lo inviò come apocrisario presso l’imperatore d’Oriente Michele VII. Nella città laziale, in particolare, si dedicò alla costruzione della Cattedrale e, soprattutto, alla riforma della vita del clero, ravvivò il culto del martire san Magno e difese i beni ecclesiastici da indebite ingerenze esterne. Morì nel 1105 e il culto fu autorizzato già nel 1110 da papa Pasquale II.
Altri santi. Sant’Aspreno di Napoli, vescovo (I-II sec.); san Martino, eremita (500-580).
Letture. Romano. Es 40,16-21.34-38; Sal 83; Mt 13,47-53.
Ambrosiano. 2Sam 18,24-19,9b; Sal 88 (89); Lc 11,14-20.
Bizantino. 2 Cor 1,1-7; Mt 21,43-46.
t.me/santoavvenire
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