I lavori del Sinodo entrano nel vivo con i gruppi linguistici che dialogano sulla prima parte dell'Instrumentum laboris, quella che si mette in ascolto dei giovani: ci confrontiamo, si propongono modifiche, si raccontano esperienze. Quello a cui appartengo è un gruppo di lingua italiana, ma non di soli italiani, e lo scambio così diventa più ricco. I tempi distesi di lavoro ci permettono di dialogare su questioni specifiche, dove non sempre siamo tutti d'accordo, ma questo è il bello di un processo di discernimento: se avessimo tutti le stesse idee non ci sarebbe spazio di confronto. Papa Francesco ci ha invitati ad essere franchi, ma anche ad ascoltarci con rispetto. E così proviamo ad andare a fondo anche sui temi delicati, sui quali i giovani ci interpellano: ci diciamo come la pensiamo, ma anche quali sono le nostre esperienze, e piano piano abbassiamo le difese. Sì, perché i temi controversi a volte ci fanno paura, ma sentiamo la responsabilità di essere qui per i giovani, che ci chiedono risposte franche e libere. Non vogliamo deluderli.
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