È di fronte alla prova suprema, alla sofferenza e all’umiliazione che le distanze tra le persone si accorciano e appare più evidente il destino comune di tutti noi. È lì, infatti, che impariamo a guardare al cuore degli altri, curando l’essenziale, e questo fa cessare le liti e cadere i muri che dividono i fratelli, anche all’interno delle comunità cristiane. Oggi la liturgia ci offre un’icona di unità e fratellanza, una testimonianza che è custodita nella vicenda dei santi Ponziano e Ippolito (Papa il primo, sacerdote scismatico il secondo). Vissuti nel III secolo e divisi da questioni tutte umane, si riunirono nella piena comunione davanti alla prova del martirio. L’episodio si colloca nel 235 in Sardegna, dove i due si trovarono a condividere la condanna ai lavori forzati inflitta dall’imperatore Massimino il Trace. Ponziano, romano, era stato eletto Papa il 21 luglio 230 e, dopo essere stato deportato a causa dell’inasprimento della persecuzione, abdicò perché la Chiesa di Roma non restasse senza un pastore, essendo ben consapevole del destino che lo attendeva. La sua scelta però potrebbe essere stata dettata anche dalla volontà di tendere una mano verso la fazione di Ippolito. Lo scisma del sacerdote Ippolito, infatti, era iniziato con l’elezione di papa Callisto (217-222), accusato ingiustamente dallo stesso Ponziano di essere eretico già quando era un semplice diacono al fianco di papa Zefirino. All’imperatore, però, non importava che Ippolito fosse scismatico e lo condannò assieme a Ponziano per colpire l’intera comunità cristiana.
Altri santi. Santa Radegonda, regina (VI sec.); san Benildo Romançon, religioso (1805-1862).
Letture. Romano. 1Re 19,9.11-13; Sal 84; Rm 9,1-5; Mt 14,22-33.
Ambrosiano. 1Re 19,8b-16.18a-b; Sal 17 (18); 2Cor 12,2-10b; Mt 10,16-20.
Bizantino. 1Cor 9,2-12; Mt 18,23-35.
t.me/santoavvenire
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