La parola può costruire, ma anche distruggere, può dare speranza, ma anche portare disperazione. La parola, insomma, può cambiare il mondo, in particolare quando essa è un nome: è questo il senso della memoria liturgica di oggi, che celebra il Santissimo Nome di Gesù. Dare un nome significa donare un senso, indicare una strada, una "vocazione". E Gesù ci ricorda che Dio entra nella vita degli uomini e la trasforma "da dentro" piantandovi il seme della santità. Ecco perché la devozione al suo nome è cresciuta fino a raggiungere il suo apice tra il XIV e il XV secolo quando san Bernardino da Siena realizzò il trigramma con le lettere IHS (prime tre lettere del nome di Gesù in greco), all'interno di un sole con 12 raggi. Un simbolo che divenne poi l'emblema dei Gesuiti. Nel 1530 Clemente VII autorizzò l'Ordine francescano a recitare l'Ufficio del Santissimo Nome di Gesù.
Altri santi. Sant'Antero, papa (III sec.); santa Genoveffa, vergine (422-502). Letture. 1Gv 2,29-3,6; Sal 97; Gv 1,29-34.
Ambrosiano. Dn 2,36-47; Sal 97; Col 1,1-7; Lc 2,36-38.
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