Né il rumore assordante delle bombe, né il soverchiante urlo dei prepotenti potranno mai mettere a tacere il delicato ma potente suono della voce di chi annuncia il Risorto. Alla fine è sempre la tenerezza dell’amore di Dio a vincere sulla prepotenza delle logiche del mondo. Il Vangelo, infatti, mette a nudo la falsità dei nostri idoli per mostrarci la luce vera, quella del Risorto, come ci ricorda la vicenda di san Sergio di Cesarea. Secondo una «Passio» latina, Sergio era un anziano magistrato, che aveva abbandonato la toga per ritirarsi a vita da eremita. Al tempo dell’imperatore Diocleziano, però, il governatore dell’Armenia e della Cappadocia, Sapricio, trovandosi in città, convocò tutti i cristiani di Cesarea, perché prendessero parte alle celebrazioni pagane in onore di Giove. Tra loro c’era anche Sergio, ma quando apparve in mezzo alla gente i fuochi accesi per rendere onore alla divinità pagana si spensero improvvisamente. Subito la colpa dello strano fenomeno venne data ai cristiani, ma Sergio spiegò che lo spegnersi di quei fuochi era il segno dell’impotenza e della vacuità degli dei pagani davanti al Dio dei cristiani, l’unico e vero Dio. Per questo l’anziano venne subito arrestato, condannato e decapitato.
Altri santi. Sant’Evezio di Nicomedia, martire (III-IV sec.); beato Tommaso Maria Fusco, sacerdote (1831-1891).
Letture. Romano. Is 58,1-9; Sal 50; Mt 9,14-15.
Ambrosiano. Qo 11,7-9;12,13-14; Sal 138 (139); Mc 13,28-31.
Bizantino. Gen 2,20-3,20; Pr 3,19-34.
t.me/santoavvenire
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: