Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano, venne impiccato il 9 aprile 1945, nel lager di Flossenbürg, insieme all’ammiraglio Wilhelm Canaris,
il capitano Ludwig Gehre, il generale Hans Oster, il generale Friedrich von Rabenau, il giudice Karl Sack, il capitano Theodor Strünck, tutti a vario titolo oppositori al nazismo. Il Führer aveva ordinato di liquidare i traditori. Quando fu arrestato, pochi giorni prima, a Regensburg, Dietrich sapeva di non avere scampo. Rivolto a Payne-Best, agente dei servizi britannici detenuto insieme a lui, gli disse in inglese: «This is the end. For me, the beginning of life». «Questa è la fine, per me l’inizio della vita». Era nato a Breslavia, il 4 febbraio 1906 e cresciuto a Berlino, nella casa oggi trasformata in museo al numero civico 43 di Marienburger Allee. Tanti anni fa, quando la visitai, scendendo dalla metropolitana S5 alla stazione di Heerstraße, nella sua stanza di ragazzo vidi un letto, il clavicordo, una scrivania, la Bibbia e alcune riviste ecumeniche. Sulla parete notai un dipinto che raffigurava la Madonna: strano in un protestante, ma Bonhoeffer era speciale. Tutta Berlino è un monumento nel senso tedesco di Denkmal, la cui radice etimologica contiene i concetti della riflessione e del pensiero, ancora prima che quello della memoria.
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