Belleville, New Jersey. Salgo in auto con Matilde, 78 anni, emigrata dall'Italia da quando ne aveva solo nove. Ha una voglia matta di parlare in italiano. Accende la macchina e parte in automatico un brano dei Ricchi e Poveri. «Amo ascoltare queste canzoni, alla tv vedo i cantanti italiani di oggi. Parlano d'amore ma spesso urlano, sembrano sempre arrabbiati. Allora, per canticchiare qualcosa di allegro, ascolto i Ricchi e Poveri». Sorrido. Con la sua semplicità, Matilde mi ha fatto pensare a come una voce possa trasmettere in modo diretto uno stato d'animo. Mi fermo un attimo e penso alle mutazioni degli stili musicali italiani, dagli anni 50 a oggi. Brani che passano dalle nostre radio adesso, da quelle dei nostri genitori anni fa e, ancor prima, dei nostri nonni: mi ricordo quanto il mio amasse Claudio Villa.
Vi invito a fare questo breve esercizio: prendete un brano italiano per ogni decade, dai 50 a oggi. Provate ad ascoltarlo senza il giudizio del gusto o del ricordo, solo facendovi avvolgere dalla melodia, dal ritmo, dallo stile della voce. Notate le differenze dei colori delle voci, delle loro temperature emozionali. Ascoltare, una accanto all'altra, come quadri di artisti diversi, voci come Claudio Villa, Gino Paoli, Fabrizio De André, Lucio Battisti, Laura Pausini ed Emma Marrone, ad esempio, è una scoperta. Vista da questa prospettiva, da questo balcone affacciato su un giardino fatto di suoni legati o quasi urlati, ammiccanti o disperati, ci dà la possibilità di scoprire una prospettiva diversa di quello che spesso per anni abbiamo ascoltato distrattamente in viaggio o cercando parcheggio.
L'emozione ha voce. Potremmo fare un parallelo semplice, paragonando le differenze nelle voci di questi cantanti con il rapporto che abbiamo con la nostra voce: se siamo allegri cantiamo sotto la doccia, se tristi parliamo a voce bassa, se arrabbiati alziamo il volume della voce e spesso scegliamo note più acute. L'emozione ha voce: quella dell'attimo di vita che viviamo. Così unico, eppure spesso accompagnato dalla scelta di un tipo di suono così adatto al nostro stato d'animo da diventare un balsamo nutriente per l'anima.
Siamo arrivati, Matilde mi saluta fischiettando Ci sarà dei Ricchi e Poveri. Un bel sintomo di felicità da cui esser contagiato.
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