Lucia sarebbe nata a Siracusa da famiglia nobile circa nel 283. Di religione cristiana in un periodo in cui nella Roma imperiale ancora viveva il paganesimo, incontrò il martirio sotto la persecuzione indotta da Diocleziano. A questi dati storici possiamo aggiungere quello che ci racconta la leggenda, secondo la quale la madre della ragazza sarebbe stata spinta dalla stessa a regalare tutti i suoi beni ai poveri a seguito di una grazia ricevuta. Il promesso sposo di Lucia, indignato per tanta liberalità, o meglio vedendo andare perduta tanta ricchezza, l'avrebbe denunciata come cristiana al governatore della Sicilia del tempo.
Il suo nome ricorda la luce e forse solo per questa ragione la tradizione popolare l'ha sempre immaginata con i suoi occhi portati su un piccolo piattino quasi fosse stato questo barbaro martirio la causa della sua morte. Nei paesi del Trentino, non so dire se altrove, una volta si ricordava santa Lucia arrivare a cavallo di un asinello carica di dolci, noci, biscotti che al mattino si trovavano sul davanzale delle finestre a chi aveva lasciato, durante la notte, un po' di paglia per l'asino.
Anche alla finestra della mia nonna si fermava durante la notte del 13 dicembre santa Lucia. Non era facile trovare un piattino della misura giusta dove trovasse posto la paglia dovuta e noi bambine chiedevamo che venisse esposta una grande coppa, non tanto pensando alla fame dell'asinello, quanto alla capienza sufficiente per avere più dolci possibile. Avevo cinque anni e quella notte mi ero ripromessa di non dormire per vedere come fosse possibile che un asino riuscisse a saltare dalla strada fino al nostro primo piano. Volerà, mi risposero i grandi quando feci la mia domanda. Senza pensare alle conseguenze di questa risposta. La mia camera da letto era lontana dalla famosa finestra del salotto e in casa in quella notte di dicembre faceva freddo. A piedi nudi più volte correvo lungo il corridoio senza accendere la luce, davo uno sguardo al cibo dell'asino e di nuovo raggiungevo il mio letto con il cuore che batteva dalla paura. La mia sorellina più piccola, che si chiamava Lucia, dormiva tranquilla forse sognando la sua santa protettrice. Io invece tenevo a vedere quell'asino speciale che senza ali poteva arrivare di casa in casa alle finestre di tutto il paese. Le luci erano spente, tutti dormivano o c'era qualche bambino che vegliava come me? E non sarebbe stato meglio lasciare una candela dietro i vetri della mia finestra perché la santa non perdesse la strada? Come avrebbe potuto orientarsi fra quelle strade appena illuminate da poche lampadine e piene di ombre! La casa della mia nonna era tanto grande ma era anche piena di finestre! E se non avesse trovato la mia? Questi i miei pensieri e i miei sospiri.
Poi, per mia fortuna e perché non perdessi la fede nei santi del paradiso, scoppiò un temporale e fra i lampi e la pioggia mi sembrò di vedere qualcosa che volava tra i rami degli alberi del giardino percossi dal vento. Ma ciò che mi persuase sulla verità del passaggio di santa Lucia fu tutta quella paglia che improvvisamente volò via mentre io piena di spavento correvo nel buio fino a ritrovare il caldo fra le mie coperte e il respiro tranquillo di mia sorella Lucia. E, non so come avvenne, ma nel suo piattino la mattina seguente c'erano più biscotti e noci che nel mio.
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