La fede che si può contemplare nel Vangelo è soprattutto un'arte del rischio. Credere è rischiare di credere, così come amare è rischiare di amare. Ricordo il commento che la psicanalista Françoise Dolto fa di una delle parabole più complicate che Gesù abbia raccontato, e che per molti rappresenta un vero rompicapo: la parabola del fattore infedele (Lc 16,1-9). È la storia di un amministratore corrotto che, venuto a sapere del suo imminente licenziamento, chiama i clienti del suo padrone e offre loro, di nascosto, uno sconto sul loro debito, sperando in tal modo una futura riconoscenza da parte di quella rete di debitori. Gesù racconta la parabola elogiando la furbizia dell'amministratore infedele. È impossibile che, in chi ascolta, non sorga immediatamente una domanda piena di sconcerto: "Ma che cosa vuole dirci Gesù con questo elogio inatteso?". Nella sua interpretazione dello scabroso passo evangelico, Françoise Dolto sostiene che Gesù valorizza soprattutto il fatto che qualcuno prende un'iniziativa. Davanti a una situazione limite - ritrovarsi a spasso e con la vita radicalmente mutata -, quell'uomo non rimane spettatore a braccia conserte del proprio disastro: s'inventa qualcosa, si dà da fare, rischia. È vero che fa una sciocchezza enorme, insistendo con il suo stile corruttivo. Comunque, rischia. La conclusione di Françoise Dolto è questa: Gesù ci insegna a rischiare.
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