L'agricoltura soffre della deflazione che ha tagliato i prezzi dei suoi prodotti. L'indicazione è chiara. Quello dei campi e delle stalle è l'unico comparto economico che ha fatto registrare una diminuzione (pari a 3,7%) del valore aggiunto. Il dato emerge da una analisi Coldiretti sui dati trimestrali Istat. Situazione difficile, dunque, per le imprese agricole. Che tuttavia continuano a macinare primati importanti. A guardare poi dentro il comparto e dietro ai numeri principali, si scorgono realtà che costituiscono primati nei primati così come i risultati di una continua attività di difesa del buon nome del nostro agroalimentare, che contribuisce anch'essa al mantenimento dei primi posti nei mercati internazionali. È il caso del florovivaismo che, stando ad alcuni numeri diffusi qualche giorno fa a Sanremo dal ministero dell'Agricoltura, vale oggi complessivamente oltre 2,5 miliardi di euro, 100mila addetti e 27mila aziende. Un patrimonio che si capisce ancora di più nel dettaglio del mercato. Le esportazioni rappresentano un quarto del valore complessivo annuo della produzione florovivaistica in Italia. Tra i principali mercati di destinazione ci sono alcuni dei Paesi più importanti come Germania, Francia, Paesi Bassi, Gran Bretagna e Belgio, ma anche la Spagna, la Turchia e la Svizzera. Senza dimenticare il fatto che, contrariamente a quanto si sarebbe portati a pensare, il florovivaismo è praticamente diffuso in tutto lo Stivale: da Sanremo fino alla Sicilia passando per la Lombardia, la Toscana, il Lazio, la Campania e la Puglia. Settore ricco, dunque, quello florovivaistico, che pure non manca di dover affrontare problemi legati all'ambiente e alla concorrenza, ma che resiste e sviluppa nuovi mercati oltre che ricerca scientifica. Proprio la ricerca e i controlli sui prodotti, d'altra parte, costituiscono un altro punto di forza del nostro agroalimentare. Sempre qualche giorno fa lo stesso Ministero ha spiegato che l'attività operativa dell'Ispettorato centrale repressione frodi (Icqrf) nel 2016 ha totalizzato più di 48mila controlli e circa 470 i sequestri per un valore di oltre 13 milioni di euro. In questo caso sotto l'occhio dello Stato sono finiti pressoché tutti i prodotti anche attraverso accordi internazionali con le grandi piattaforme di scambio in rete così come attraverso una intensa azione di unificazione di tutte le verifiche svolte. Apparentemente è solo un passaggio tecnico, ma l'operatività del Registro unico dei controlli ispettivi (Ruci) ha fatto compiere un salto di qualità ulteriore alle ispezioni. Insomma, se da una parte il suo valore aggiunto è diminuito dall'altra l'agricoltura può contare su forze produttive e organizzative importanti che devono trovare gli spazi per crescere ancora.
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