Essere stato l'editore di Karl Kraus, Robert Walser, Georg Trakl, Franz Kafka e Gottfried Benn può essere sufficiente a creare una leggenda. Questo è capitato a Kurt Wolff, nato a Bonn nel 1887 e morto nel 1963. Ma naturalmente nella sua lunga carriera c'è stato dell'altro. Per dare un'idea della sua vita e del suo lavoro, ai precedenti nomi si possono aggiungere quelli di Joseph Roth e di Hermann Broch, Stefan George, Charles Péguy, Paul Valéry, Carl G. Jung… Attivo fino alla fine, progettò un'edizione dei diari di Bernard Berenson e si occupò di un'edizione americana di Günter Grass. Molte altre notizie su questo esemplare, singolare, nonché fortunato editore si leggono in un elegante libretto appena uscito presso la casa editrice Giometti & Antonello di Macerata, che inaugura la propria attività con questo Kurt Wolff,Memorie di un editore (pagine 112, euro 14). Un testo augurale e quasi un manifesto morale, dunque, in anni difficili come questi, mentre si parla di crisi e di tramonto dell'editoria libraria. Il “supporto cartaceo” e la passione di leggere libri sono in declino perfino nella facoltà umanistiche. Si capisce perciò che gli attuali editori cerchino di farsi coraggio evocando la vita, la vocazione, lo stile dei loro più eminenti e ispirati predecessori.Nel libro i due testi ovviamente più attraenti sono quelli in cui Wolff ricorda il suo incontro con Kraus e con Kafka. Il primo a Vienna era circondato esclusivamente da «ammiratori fanatici e fanatici avversari», cosa che nuoceva all'autore, rendendolo a malapena comprensibile. Tra l'altro sembra che Kraus soffrisse più fra gli ammiratori che fra gli odiatori, cosa che accentuava la sua solitudine di implacabile giudice e satirico della propria epoca. La sua «immaginazione profetica» vedeva letteralmente presente e in atto la fine del mondo.Molto più breve è il ricordo di Kafka: «Taciturno, maldestro, tenero, vulnerabile, intimidito come un liceale davanti agli esaminatori», Kafka «come nessun altro autore ha avuto la più grande influenza sulla scrittura contemporanea». Delle cose che scriveva disse che erano «solo appunti del tutto privati e senza importanza». Rilke, Hesse e Thomas Mann lo considerarono autore della più perfetta prosa tedesca. Più tardi Auden dirà che è stato lo scrittore «più vicino allo spirito del nostro tempo», come Dante, Shakespeare e Goethe lo sono stati del loro.
© Riproduzione riservata