Domenica Maurizio Sarri, non pago del largo successo ottenuto ai danni del Pescara, è andato a Sky a lamentarsi del fatturato, quella scusa inventata da De Laurentiis per spiegare perché il Napoli deve limitare le ambizioni. E le spese. Non sapeva, l'ex bancario esperto di contabilità e bilanci, che in quelle ore l'Oxfam, ente benefico londinese, stava comunicando i dati di una ricerca secondo la quale oggi otto super-ricchi posseggono quanto altri tre miliardi e sei milioni di abitanti l'orbe. Ho scorso l'elenco di quei Magnifici Otto, nessuno possiede squadre di calcio. In compenso - se richiesto - Sarri avrebbe potuto elencare gli otto club che, anche secondo i dati Uefa, posseggono quasi tutte le ricchezze del calcio: Real Madrid, Barcellona, Bayern, Manchester City, Manchester United, Liverpool, Chelsea, Paris St.-Germain. Otto più uno, naturalmente la Juventus. Da tempo dico che quella del fatturato è una balla, nel senso che il calcio, se ben interpretato e realizzato, se ne infischia della straricchezza. Almeno in Italia, dove lo scudetto l'ha vinto anche il Verona, per dire Cenerentola e non Giulietta. Son passate poche ore e ho avuto l'ennesima conferma: la Fiorentina, che ha un padrone, Diego Della Valle, ricco quasi quanto sceicchi e tycoon ma misuratissimo nell'investire moneta nel calcio, ha messo sotto e punito la Ricca Signora esibendo soprattutto un carattere ricco d'orgoglio e pur di antica rabbia, gran carburante. Giocando a calcio meglio dell'avversaria indicata da tempo come sicura conquistatrice del sesto scudetto consecutivo; esibendo il ragazzo Bernardeschi più forte del principino Marchisio e il figlio d'arte Chiesa più efficace di Dybala. Quarta sconfitta esterna della Juve che non per fatturato, ma con intelligenza, è riuscita a farsi uno stadio che le garantisce il 99% di successi. La Juve è più ricca del Napoli ma non lo teme, anzi gli ha dato novanta milioni di euro (centosettanta miliardi di vecchie lire che bussano alla porta di Bankitalia per tornare) per Higuaín col risultato che il “Pipita” segna gol bianconeri, certo, ma Mertens e compagni ne segnano di più. Tutto questo si chiama calcio. Il fatturato non può riportare agli antichi splendori Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini, la mitica ma abbacchiata “BBBC” che presto mancherà anche a Ventura; non può trasformare Pjanic in Pirlo, ricreare un centrocampo magico, né far sì che Dybala possa spendere tutto se stesso anche se il tecnico non lo stima quanto merita. Alla Juve sento il dovere di consigliare più applicazione e intensità. Quell'intensità che s'è portato via Conte al Chelsea, l'unico club straricco che domina la Premier non grazie al fatturato ma a una formazione modesta guidata da un capitano coraggioso.
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