Lunedì in prima di "Repubblica" il sociologo Zygmunt Bauman: "L'ideologia senza ideali". Lo stesso giorno il presidente Cei Bagnasco parla di "Italia spaesata e in crisi morale"("Corsera", 19/9, p. 1) e martedì la sua diagnosi va ovunque con qualche esplicitazione: "Crisi di valori: c'è bisogno di etica condivisa"("Messaggero", p. 13). Convergenza! Tra il sociologo che guarda al mondo e il vescovo che pensa all'Italia. Sul "Riformista" però hanno scritto che poiché "dilaga nel paese l'antipolitica"il presidente della Cei" oppone al "metodo di Grillo" quello "dei richiami ai valori proprio di Ratzinger". Riduzione da"grulli! In gioco è ben altro. Le ideologie sono davvero morte? No. Vivono in maschera sotto un solo nome. Stesso giorno, grande vignetta in prima pagina di un quotidiano: una folla di uomini, donne e bambini chiede "dignità e sicurezza nel lavoro, salari e pensioni più giusti, giustizia sociale, diritti civili, cittadinanza e diritti ai migranti, pace e tagli alle spese militari, tutela dell'ambiente, legalità democratica contro la mafia e la collusione tra economia e politica". Bell'elenco! Potrebbe stare anche su questo giornale, ma è su "Liberazione"! Davvero? Sì, con un'aggiunta che chiede "laicità dello Stato". Detta così va bene anche a Malpelo, ma a "Liberazione" intendono altro.
Quella parola, lì, è in realtà l'essenza dell'ideologia che pare morta e invece è vivissima: da sola cambia segno a tutto e toglie di mezzo tutti i valori. Ha ragione Bauman: l'"ideologia senza valori" porta all'"Italia spaesata". E senza chiarimenti la malattia è mortale.
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