Indecenze e decenze. Ieri su "Repubblica" (p. 4) tre proclami: «Lavoravo da Previti, ma votavo a sinistra. Pronta a guidare Roma. Il Vaticano paghi l'Imu». Dal terzo deduci che la gentile aspirante "guidatrice" di Roma non sa che per la molteplice realtà che lei facendo di due erbe ben diverse un solo fascio chiama "Vaticano", cioè Santa Sede e Chiesa italiana, vige una legge che fino a prova contraria è rispettata. Indecente! Bella gara in diversa materia con "Il Foglio" (27/4, p. 2: «Ode alla Confessione. San Carlo l'ha inventata per dar voce alle mogli sottomesse»). Umberto Silva straripante deride il sacramento della Penitenza e falsifica la sua vera storia, ben più antica di ogni "san Carlo", a sua volta sfigurato e ignorato. È libertà, ma anche indecenza, qui libertina.Indecente lì accanto anche un "gioco delle tre carte" di Giulio Meotti. Titolo: «In Belgio metà delle chiese a rischio di essere chiuse o convertite». Lui racconta «un drammatico calo dei fedeli», e dicendo molto male della Chiesa da quelle parti, ma con evidente giudizio esteso come sempre anche alla Chiesa attuale in quanto tale, scrive che «a Bruxelles i cattolici praticanti sono appena l'1,5 per cento». Poche righe sotto però annuncio nuovo: «a Bruxelles i cattolici praticanti sono pari al 12 per cento, mentre il 19 per cento è musulmano praticante». Errore involontario e innocente? Comunque non decente, se per decenza si intende la serietà di dati e il fine che traspare dalla loro manipolazione.E le "decenze"? Ieri ("La Stampa", pp. 1 e 32) Clemente Mimun sulla Rai, terreno da lui ben conosciuto in passato: parlando dei prossimi neo Direttori ricorda loro di non dar retta a chi proponesse "introduzioni in Vaticano", e lo fa così: «Fate da soli. A San Pietro ci sono interlocutori seri».
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