Giovedì ("Magazine" del "Corsera", p. 30) Giulio Giorello se la prende perché «Joaquín Navarro Valls, un tempo portavoce di Giovanni Paolo II», ha scritto su "Repubblica" che «solo là dove i rabbini, i muftì, il Papa e il Dalai Lama possono esprimere liberamente alle coscienze i loro messaggi» si ha «vera democrazia». E perché se la prende? Ecco: «il Nostro non dice, però, che un ateo, magari impertinente, dovrebbe avere analogo diritto». Suscettibilità curiosa davvero! La rubrica che Giorello firma ha per titolo "Il miscredente", i giornali da noi sono pieni di critiche a Papa, Chiesa e credenti, e le librerie di volumi che vorrebbero demolire 2000 anni di fede cristiana e 3000 di Bibbia. Basta che Benedetto XVI dica una parola e il giorno dopo è un fiume, scritto, sentito e televisto, di repliche e proteste: ieri per esempio sul rapporto della fede con Nietzsche" C'era davvero bisogno di quella almeno apparentemente risentita replica perché «il Nostro non dice, però"»? O " grattando un po' la superficie " essa è la spia di una «laica» suscettibile insicurezza, di una coda di paglia sottilmente nascosta che si sente in competizione più che in dialogo, e pare convinta che se ragiona alla pari, allora finisce per non avere argomenti convincenti, e quindi deve o rovesciare il tavolo, altrimenti risulta evidente la propria inferiorità di argomenti, o forzare talmente le sue sicurezze da dare per scontato che l'avversario sia retrogrado, oscurantista, negatore di libertà e progresso. Sorridiamoci su, se possibile insieme, e proviamo a dialogare tranquilli. E alla pari"
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