Il romanzo familiare di Pier- francesco Leopardi, di Raffaele Urraro (Olschki, pagine 260, euro 25,00) è una miniera di informazioni e aneddoti che sfatano o ridimensionano alcuni luoghi comuni sui rapporti di Giacomo Leopardi e i suoi famigliari. Dei dieci figli di Monaldo Leopardi e Adelaide Antici ne sopravvissero cinque: Giacomo (1798-1837), Carlo (1799-1878), Paolina (1800-1869), Luigi (1804-1828) e Pierfrancesco (1813-1851). Tra Giacomo e Pierfrancesco intercorrevano dunque ben quindici anni e il minore era il cocco di tutta la famiglia, gratificato di teneri vezzeggiativi. Pietruccio era destinato alla carriera ecclesiastica e, a soli dodici anni, ricevette la tonsura: ormai era un "abate" che godeva di una rendita ecclesiastica o "benefizio". Quello su cui i leopardisti sorvolano, è che anche Giacomo, sempre a corto di denaro, era stato tentato di accettare un più cospicuo "benefizio" con la clausola di essere dispensato dall'obbligo dell'Ufficio divino, della tonsura e di poter indossare non la tonaca ma «solamente un abito nero o turchino e fazzoletto da collo nero». Pretesa che sarebbe stata certamente respinta qualora fosse stata inoltrata. Probabilmente anche Giacomo ne era consapevole e non se ne fece nulla. Chissà come sarebbe stata la poesia di un Giacomo Leopardi "abate". Ma torniamo a Pierfrancesco, protagonista del libro. Ben presto, Pietruccio si rese conto che la carriera ecclesiastica non era per lui, rinunciò a tonaca e "benefizio" e si innamorò, per la costernazione dei genitori, di una Maria Mancini, figlia di un ex-cuoco di Casa Leopardi e di una megera significativamente chiamata Antonaccia. Questa volta Monaldo andò per le spicce: si presentò a casa Mancini con i carabinieri, e si riprese lo sconsiderato figliolo, esiliandolo per qualche mese a Bologna per aiutarlo a dimenticare l'avventura. Era il 24 giugno 1837 e Giacomo era morto il 14 dello stesso mese. Prima c'era stata un'altra avventura matrimoniale strampalata, quella di Carlo, perdutamente innamorato della cugina Paolina Mazzagalli. Qui c'era di mezzo una questione di consanguineità, e nell'albero genealogico dei Leopardi c'erano già altri incesti. Monaldo e Adelaide furono irremovibilmente contrari al matrimonio. Altrettanto irremovibile, però, fu Carlo che si sposò quasi clandestinamente. Fu diseredato e a Paolina Mazzagalli fu proibito di mettere piede in casa Leopardi. Chi ne soffrì più di tutti fu Paolina sorella del poeta, che nella cugina aveva trovato un'amica. A questo punto, Monaldo e Adelaide si impegnarono a trovare una moglie adeguata per Pierfrancesco. La scelta cadde sulla contessa Cleofe Ferretti di Ancona. Il matrimonio fu celebrato il 29 aprile 1839, senza che gli sposi si fossero visti prima. Nonostante la poca salute di Cleofe e il regime di stretta economia imposto da Adelaide, il matrimonio funzionò. E Giacomo? Venerato dai fratelli, volava troppo alto per occuparsi dei problemi famigliari.
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