Senza timore di venire accusata di eccessivo antropomorfismo nel suo osservare gli uccelli, l’inglese Len Howard trascorse anni a osservarne le specie che frequentavano il suo grande giardino nell’East Sussex. I suoi appunti presi con cura, pazienza, amorevolezza si condensano nel libro Star. Una cinciallegra di genio (traduzione di Valentina Marconi; Adelphi, pagine 574, euro 38,00).
Capinere, cinciallegre, merli, passeri e molti altri: ci sembra di vederli liberi e spontanei nell’ampia porzione di campagna di questa formidabile osservatrice, lei che scandalizzò la comunità scientifica ma che impavida e determinata, seppe dare nuova impronta, decisiva, agli studi di ornitologia. Per più di cinquecento pagine noi seguiamo le sue note come un romanzo. E in certo senso lo è: protagonisti, volatili che trovano la strada della libertà, altre volte quella della morte per opera dei loro omologhi. Uccelli che imparano a volare, tanto quanto a rispondere ai gesti e alle iniziative della loro attentissima studiosa.
Le gesta dei pennuti si fanno allora avventure mozzafiato, e romantiche peregrinazioni le loro reazioni, azioni, persino emozioni. Ci vogliono grande umiltà e infinita pazienza per seguire da presso degli uccelli, così come altri rappresentanti di altre specie animali. Ci vuole, indispensabile, un’attitudine a imparare da loro.
Se come lettori tanto ci appassioniamo alle fattezze e alle movenze quotidiane dei volatili seguiti senza pause da Len Howard, è perché come lei, e con lei, intuiamo la straordinaria lezione che guardare da vicino la natura, sintonizzarsi con il suo scorrere attraverso il tempo e le sue forme, sa impartirci. Da una lettura come quella di Star, pagine fluviali, rivoluzionarie nella loro precisione si esce trasformati. Acquietati, perché per davvero ci si è calati in un mondo distante e sconosciuto, e riemergerne può voler dire guardare a quello umano con occhi nuovi; e allo stesso tempo galvanizzati, pieni di nuove energie. Non solo gli ornitologi, tutti gli etologi sono a loro modo dei maestri di vita.
Per come sanno porsi in ascolto, capaci di mettersi in discussione, ogni qualvolta dai “loro” animali non arriva il genere di risposta desiderata, corrispondente a data aspettativa, a dato presupposto “scientifico”. Per il profondo rispetto di cui danno prova, così come di accuratezza, delicatezza, gratitudine verso la natura. Virtù alle quali per Len Howard si aggiunge quella di molta empatia.
I “suoi” uccelli, lei li capisce per davvero, mettendosi nei loro panni (nelle loro piume), ma anche amandoli senza limiti, senza condizionamenti né condizioni. Ascolta quegli uccelli cantare, di allegria o di dolore; li vede ricordarsi l’uno dell’altro anche a distanza di tempo. Dimostra che non soltanto sono molto più intelligenti di quanto si usi credere, ma anche quanto sbalorditiva sappia essere la loro intelligenza emotiva. Noi tra sconcerto e coinvolgimento la seguiamo in capo al mondo qua e là nel suo giardino. Più saggi, un poco più umili e più umani, nel tempo di questa lunga, magnifica lettura di storie di animali.