Bisogna sempre mettere un po’ di verità nei propri sogni, oppure il contrario… Mi rispose così, quando gli chiesi cosa sarebbe successo domani. E mi sembrò una frase meravigliosa. Come meraviglioso era lui, un tedesco con la panza da abbonato ai birrifici, e la testa che sembrava aver pettinato con i petardi. Berlinese, classe 1957, Alexander Mankowsky, lavorava alla Mercedes nel settore ricerca e sviluppo. Ma il suo vero ruolo era un altro: futurologo. Proprio così, esiste anche questo mestiere: il lavoro di chi deve per forza sognare per vivere. Così, quando mi disse che l’empatia è la priorità della mobilità di domani, e che la mobilità è un tipo di comunicazione, il confronto si fece interessante. Di lui si diceva che vivesse in una casa dell’Ottocento alla periferia di Stoccarda, che non guardasse la tv da anni, né ascoltasse la radio, ma nonostante questo doveva spiegare agli altri cosa ci fosse dietro l’angolo. «Non sono un cartomante», mi spiegò un po’ infastidito. «Più semplicemente, anche se semplice non lo è, cerco di intuire le tendenze a medio-lungo termine per suggerire come adattarsi a quello che verrà». Non mi raccontò nulla di sconvolgente, il pezzo forte alla fine era lui. Ma mi convinse del fatto che mischiandoli insieme, sogni e verità, alla fine lasciano un buon sapore. Che rende tutto, se non splendido, almeno sopportabile.
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