sabato 7 dicembre 2019
Quando si chiede ad un politico, o perfino ad un economista, di indicare quale sia il "male italiano" che da 20 anni relega il nostro Paese in coda alle classifiche di crescita, sappiamo già che risponderà con una lunga litanìa di ragioni stancamente ripetute negli anni. Ma mai, o molto di rado, la risposta punterà sull'emergenza-produttività. Eppure, la produttività rappresenta l'indicatore fondamentale dell'efficienza di un sistema produttivo e di un'economia. Eppure, il suo andamento in Italia è più che allarmante. Ma per la classe politica o l'opinione pubblica italiana il tema, semplicemente, non esiste. È un "fantasma" che compare solo nei manuali di economia: basta non aprirli, per evitare lo spavento.
Secondo una recente analisi Istat, nel periodo 1995-2018 la produttività del lavoro ha registrato in Italia una crescita media annua dello 0,4%, quella del capitale è addirittura diminuita dello 0,7%, mentre la produttività totale dei fattori non ha registrato alcuna variazione. Si tratta dei numeri peggiori in Europa. Se ci concentriamo sulla produttività del lavoro, per molti versi il termometro più affidabile dello stato di (cattiva) salute del nostro sistema produttivo, scopriamo che nello stesso periodo di riferimento la crescita media annua della produttività del lavoro è stata dell'1,3% in Germania, dell'1,4% in Francia, dell'1,5% nel Regno Unito. Dunque i Paesi europei di testa mostrano performances sostanzialmente allineate tra di loro, da cui l'Italia è terribilmente distante.
Non è sempre stato così. Negli anni Settanta e Ottanta la produttività italiana ha conosciuto tassi di crescita da primato. Successivamente le energie positive del nostro Paese sono state imprigionate da una serie intrecciata di fenomeni, tra cui l'inefficienza del settore pubblico a livello nazionale e locale, il deficit di investimenti in tecnologia, la scarsa valorizzazione del merito, una contrattazione aziendale troppo poco diffusa. Un esempio per tutti: in Italia, solo il 23% dei lavoratori dipendenti beneficia oggi di regimi di pagamento variabili in base alla produttività e solo il 13,4% delle aziende riconosce bonus ai dipendenti e ai collaboratori legati al raggiungimento degli obiettivi di produttività, efficienza e qualità. È quanto emerge dalla relazione della Commissione UE sul mercato del lavoro nel 2018, che sottolinea l'importanza della produttività per sostenere la crescita dei salari.
Come ha segnalato Andrea Garnero in una brillante analisi del fenomeno su lavoce.info, rilanciare la produttività in Italia richiederebbe ad una parte importante di datori di lavoro e lavoratori, nel pubblico e nel privato, di mettere profondamente in discussione le proprie abitudini e le proprie rendite di posizione. E non sono molte, oggi, le probabilità che ciò accada.
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@FFDelzio
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