Valerio Magrelli (Roma, 1957) poeta forse il più realizzato della sua generazione, è anche professore (di Letteratura francese all'Università di Cassino), e le due competenze ben s'intrecciano nel «Viaggio sentimentale nella poesia italiana» che ha voluto intitolare Millennium poetry (Il Mulino, pp. 176, euro 13,50).Personalissimo, intelligentissimo e nutrientissimo libro che percorre un millennio di poesia antologizzando 39 poeti, raggruppati per secolo di nascita, e sostando su un solo componimento per ciascuno. Perché 39? Perché è il prefisso «che connette il nostro Paese all'intero pianeta» e dunque, accanto al poeta e al professore, fa capolino anche il Magrelli wit (per i non inglesi: dotato di arguzia, senso dell'umorismo).Già l'elenco dei nomi fa capire il gusto e l'originalità delle scelte. Otto i poeti delle Origini: l'autore dell'Indovinello veronese, Ibn Hamdîs, Giacomo da Lentini, Jacopone da Todi, Guido Cavalcanti, Cecco Angiolieri, Dante Alighieri, Francesco Petrarca; 5 i nati nel Quattrocento: Giovanni Pontano, il Poliziano, Jacopo Sannazaro, Ludovico Ariosto, Michelangelo Buonarroti; altri cinque nel Cinquecento: Giovanni Della Casa, Torquato Tasso, Tommaso Campanella, Giovan Battista Marino, Ciro di Pers; quattro nel Seicento: John Milton, Giacomo Lubrano, Giuseppe Artale, Pietro Metastasio; sei nel Settecento: Giuseppe Parini, Vittorio Alfieri, Carlo Porta, Ugo Foscolo, Giuseppe Gioacchino Belli, Giacomo Leopardi; sette i nati nell'Ottocento: Carducci, Pascoli, D'Annunzio, Gozzano, Palazzeschi, Ungaretti, Montale; solo quattro per il Novecento: Bertolucci, Caproni, Sereni, Amelia Rosselli.«Mi scuso – precisa Magrelli – per alcune sofferte mancanze (da Guinizelli a Luzi, da Bembo a Zanzotto), mentre rivendico quelle scientemente perseguite (come nel caso del nostro massimo narratore ottocentesco)»: esclusione quest'ultima, che strappa convintamente il mio applauso solitario. Dall'elenco dei nomi si evince la scelta del plurilinguismo: poeti stranieri che scrivono occasionalmente in italiano (Milton) o italiani che scrivono in altre lingue (in greco il diciassettenne Poliziano; in provenzale l'Alighieri).Nei commenti, l'erudizione del professore, la competenza del critico e l'ironica fabulazione del poeta (che non nasconde l'apprezzamento per Wikipedia) confezionano pagine di deliziosa lettura. Viene giustamente valorizzato il Marino, di Metastasio vien detto tutto il bene che merita; l'autoritratto del Foscolo – che pur ci consegna «un lascito praticamente intatto» – è riletto attraverso «l'antipatia (ma forse sarebbe meglio dire l'allergia) di Carlo Emilio Gadda», che lo apostrofava come «Nicoletto, Basetta, Basettone-Moralone, Bel.-collo, poeta iperbolico, Zacinzio»; di Leopardi è stato preferito lo Scherzo che lo descrive giovinetto preso per mano dalla Musa; è riabilitata «l'energia stilistica» di Carducci in Sogno d'Estate «dove commozione e artificio trovano un equilibrio felicissimo» nell'intreccio di settenari e novenari scelti per riprodurre l'esametro latino; Pascoli è rappresentato dall'inquietante Tovaglia dei morti, con gli zombi al desco. D'Annunzio è presente con la bizzarra ed esoterica poesia del 1935 che descrive i cani morti che sotterra «non cessano di rodere i lor ossi» (al Vittoriale i cani del Vate riposano in un loro cimiterino); L'anguilla di Montale è analizzata nell'estrema perfezione versificatoria che fa torcere la poesia come l'animale da cui prende il nome. Non si finirebbe mai di segnalare le intuizioni, le luci, gli accostamenti inaspettati e informatissimi che Magrelli sparge a spaglio nel suo privatissimo canone; mi limito a scandire che questo libro svolge in pieno la funzione di un'antologia degna del proprio nome, e cioè di stimolare la curiosità del lettore per indurlo a tuffarsi nell'opera omnia di questo o quell'autore.
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