mercoledì 19 ottobre 2022
L’ottobrata è arrivata, con due gradi in più rispetto allo scorso anno. E infonde bellezza se si ha la fortuna di girare le campagne italiane che sfoggiano colori bellissimi, segno di un ordine che regna sull’universo mondo. Si sta quasi incantati dalle alte colline di Dernìce, in Val Curone sopra a Tortona, dove l’orizzonte dalla Foresteria La Merlina è di nebbia bassa e raggi di sole sui rilievi di boschi e vigneti di Timorasso, vino bianco gettonatissimo in anni recenti. Apre il cuore accomodarsi ad assaggiare il salame cucito qui battezzato il Nobile del Giarolo, davanti al giorno che si spegne. E lì m’è venuto in mente don Giussani, che sabato 15 ottobre è stato ricordato da papa Francesco a 100 anni dalla nascita, che avvenne in quella Desio che certamente ebbe origine da Desìo (desiderio). Scrive Alberto Savorana nel libro sulla vita di Don Giussani: «Dopo aver mangiato spaghetti aglio olio e peperoncino, a ottobre, dice
rivolgendosi ai Memores della casa di Gudo Gambaredo: “Che bontà! Ma io non potrei dire questo se all’origine non ci fosse una Bontà. Dio ci ha dotato di una capacità per aderire che è il piacere, il gusto... Le persone, anche se sono grandi, se non passano attraverso l’esperienza della gioia, finiscono per non capire nulla”». Il luogo di nascita, dunque, fu profetico per un sacerdote che firmò un libro dal titolo “Moralità, memoria e desiderio”, che potrebbe essere l’abbecedario per i neo governanti, dove le tre parole sono già un manifesto programmatico e l’ultima riguarda proprio la necessità di non spegnere la possibilità di realizzarsi, a fronte dei dati, drammatici, diffusi lunedì dalla Caritas che ha parlato di 6 milioni di italiani sotto la soglia della povertà. «Facciamo sì che tutto possa esistere» era l’ossessione di don Gius, che ispirò la nascita di tante opere, in ogni campo dell’agire, affinché l’umano potesse rifiorire scoprendo quell’origine di bontà, giustizia, verità e felicità che stanno alla radice del senso religioso. Ora, sarà veramente credibile questo Governo se immaginerà come far sì che tutto possa esistere. E potrà avere la forma di un reddito di cittadinanza rivisto, ma anche di politiche educative e di formazione che possano avviare un processo di occupazione, soprattutto per le fasce più deboli fra i deboli individuati da Caritas, che sono i giovani. Solo così potremmo scherzosamente cantare con Gaber «cos’è la destra, cos’è la sinistra»: il muro dell’ideologia può essere superato solo dall’affermazione del bene comune. Che è la possibilità che tutto e tutti possano vivere. © riproduzione riservata
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