Se indichi all’umanità l’infinito amore di Dio ti esponi alla persecuzione di coloro che, per la loro piccolezza, si sentono minacciati da così tanta grandezza. E in fondo è questa sempre la ragione che ha portato al martirio di tanti testimoni del Vangelo. Perché nella lotta tra assoluta immanenza e totale trascendenza sono i puri di cuore a soccombere, per lasciare che le loro vite diventino segni di luce. Proprio come segno di una parola controcorrente fu san Tommaso Becket, vescovo e martire vissuto nel XII secolo. Nato a Londra verso il 1117, arcidiacono e collaboratore di Teobaldo, arcivescovo di Canterbury, Tommaso divenne cancelliere per volere del re Enrico II, suo amico, che lo scelse, poi, come successore di Teobaldo nel 1161. Tommaso, però, da arcivescovo difese i diritti e la libertà della Chiesa davanti all’ingerenza del re. Nel 1164 per non aver riconosciuto le “Costituzioni di Clarendon” dovette fuggire in Francia, dove rimase in esilio per sei anni. Al rientro sconfessò i vescovi che erano scesi a patti col re, il quale, infastidito, si augurò che qualcuno gli togliesse di mezzo Becket. Un invito raccolto da quattro cavalieri armati che si diressero verso Canterbury per uccidere il vescovo. Becket fu avvisato ma restò al suo posto, consapevole che il suo ruolo di guida, pastore e testimone del Vangelo veniva prima della sua stessa vita: venne pugnalato nella Cattedrale, vestito dei paramenti sacri, il 23 dicembre 1170. Tre anni più tardi fu canonizzato da papa Alessandro III.
Altri santi. San Davide, re e profeta (X sec. a.C.); san Martiniano di Milano, vescovo (V sec.).
Letture. Romano. 1Gv 2,3-11; Sal 95; Lc 2,22-35.
Ambrosiano. Mi 4,1-4; Sal 95 (96); 1Cor 1,1-10; Mt 2,19-23.
Bizantino. Gc 1,19b-27; Lc 21,12-19.
t.me/santoavvenire
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