venerdì 3 luglio 2009
Il Milan? Troppo buono. Paradossalmente è questo il problema - in via di soluzione - che ha segnato le ultime stagioni rossonere. Troppo buono, non troppo bravo. Una valutazione etica - se permettete - e non tecnico/tattica. Da questo punto di vista, com'è noto, si cambia: dall'"albero di Natale" di Carlo Ancelotti al tridente (auguri!) di Leonardo. Esiste dunque un "caso Milan" dal punto di vista etico, naturalmente in positivo. E mi spiegherò subito. Ci pensavo l'altro giorno mentre scorrevano le immagini della trionfale accoglienza riservata dalla folla di appassionati del Real Madrid a Kakà. Erano i primi piani di Ricardo a dire della sua forma "angelica", della sua serenità interiore, della sua passione religiosa. Il Milan non ha perduto solo un campione di pallone ma anche di moralità, paradossalmente piegato dal dio denaro ma fortunatamente aggregato a un club che ha antica tradizione di serietà. C'è voluta una fortuna in euro per convincere Berlusconi a cedere la sua "figurina" preferita. Non c'è riprova, ma sono sicuro che ne sarebbero voluti di più per consentire al giovane Maldini di lasciare Casa Milan. Perchè anche Maldini rientra nell'elenco dei "buoni" in senso lato: ragazzi in gamba, atleti professionali, lavoratori indefessi, pedatori corretti in campo e fuori. Come Costacurta, come Pirlo, come Favalli, come Gattuso... Potrei allungare l'elenco dei Bravi Ragazzi e spiegare - ad esempio - perchè tanto Borriello quanto Ronaldinho - condizioni fisiche a parte, non siano mai entrati a far parte integrante del gruppo. Il primo più noto per il tradimento di Belen che per i gol (segnati a Genova), il secondo per gli stravizi barcellonesi: entrambi non adeguati allo Stile Milan che risale agli antichi tempi di Rivera, Trapattoni, Rosato, Lodetti, Prati e tanti altri campioni a due facce - pubblica e privata - che tennero in vita una tradizione di specchiata correttezza finchè non arrivò il Calcioscommesse dell'Ottanta (se ha avuto problemi, il club rossonero, questi riguardavano soprattutto i presidenti, molti dei quali - dopo la gestione di Carraro e Sordillo - ebbero problemi con la giustizia). Poi Berlusconi volle proprio dare un segno di profondo cambiamento, e arrivarono i Bravi Allenatori (come Sacchi first edition, Fabio Capello e Carlo Ancelotti, e oggi Leonardo) e i Bravi Ragazzi. Tanto bravi che non potevano essere discussi nè ceduti. Per questo il Milan è serenamente invecchiato, per questo oggi è costretto a, problematicamente, ringiovanirsi. Ho visto Dzeko, ha la faccia da Bravo Ragazzo, ma chissà... E Luis Fabiano? E Adebayor? E Huntelaar? Per essere aiutati a indovinare, gli esperti di mercato dovrebbero avere non solo informazioni tecniche ma anche personali. Nel frattempo, Berlusconi si è convinto della totale "conversione" di Ronaldinho. Adesso al sempreridente brasiliano non resta che tornare a essere un Bravo Giocatore.
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