Ha trovato casa lo sport come «diritto» che include
mercoledì 15 giugno 2022
Immaginate un centinaio di famiglie provenienti, letteralmente, da tutto il mondo e che hanno, in comune, una cosa: essere arrivate in Italia, nello specifico a Torino, per cercare un po' di fortuna e condizioni di vita migliori. Oltre quattrocento persone, fra cui tantissimi minori, diventate protagoniste di un progetto dell'Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, ente che sostiene queste famiglie lungo il loro percorso di crescita e di cambiamento, promuovendo una migliore conoscenza dei diritti, dei servizi educativi, e offrendo incentivi economici che stimolino e facilitino l'adesione a nuove opportunità. L'Ufficio Pio esiste, per la precisione, dal 1595 e nei suoi oltre quattrocento anni di storia, si è sempre occupato di contrasto alla povertà in modo molto concreto, ma anche con progetti orientati a cambiare resistenze “culturali”.
È questo il caso del progetto in questione che si chiama «Mi piace se ti muovi» e vuole trasmettere l'importanza dell'avviamento allo sport per favorire inclusione, qualità della vita e benessere psicofisico sia dei minori che dei loro genitori. Purtroppo questa attività, evidentemente orientata alla scoperta del corpo e alla fisicità, si è trovata in mezzo a una pandemia, in un momento di distanza fisica imposta, ma l'Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo non si è scoraggiato: incontri online, riflessioni con famiglie schierate al gran completo davanti a un telefonino, sul significato dello sport come acceleratore di inclusione e di benessere, ma anche storie di sportivi e di sportive capaci di essere stati ambasciatori e ambasciatrici di un nuovo modo di vedere il mondo. Tutto bello, ma mancava una parte fondamentale: vedersi e, appunto, muoversi insieme. Nello scorso weekend, grazie alla disponibilità del Sermig, l'associazione fondata da Ernesto Olivero e che, proprio durante la pandemia, ha costruito un Palazzetto dello sport a pochi metri dalla storica sede dell'Arsenale delle Pace, là dove prima c'era un impianto dismesso e in mano alla microcriminalità, il cerchio si è chiuso. Il PalaSermig è stato invaso da tanti ragazzi e ragazze dai 3 ai 18 anni che hanno provato “sul campo” pallavolo, calcio a 5, basket, ginnastica a corpo libero e, per i piccolissimi, percorsi di psicomotricità. Il tutto di fronte a una folla di mamme e papà rappresentanti sedici diversi Paesi delle comunità migranti di Torino. Un tripudio di colori, di culture e punti di vista diversi.
«Le cose impossibili sono, in realtà, possibili», disse il presidente Sergio Mattarella il 12 novembre 2021, quando venne di persona a inaugurare il nuovo PalaSermig. Beh, questo bellissimo pomeriggio, laboratorio di quel «diritto allo sport» che con una modifica all'articolo 33 della nostra Costituzione verrà presto definitivamente sancito, non è stato una cosa «impossibile», ma semplicemente una cosa molto ben riuscita grazie a un'idea che ribadisce come lo sport sia un potentissimo veicolo di inclusione e salute, grazie al lavoro di tante persone che hanno deciso di volerla vedere realizzata e che, agendo come una squadra, hanno messo in luce le due mosse irreversibili che la pandemia ha suggerito a tutto il mondo dello sport: co-progettazione e multidisciplinarietà.
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