Gomez “alieno in patria”, pochi guizzi a parte Ridley Scott
martedì 1 aprile 2025
Non è un gran momento per i nuovi programmi Rai, sia d’intrattenimento che d’approfondimento. Dopo aver assistito al non felice debutto di Ne vedremo delle belle (Rai 1) e di Obbligo o verità (Rai 2) appartenenti al primo genere, sabato scorso abbiamo seguito alle 20,15 su Rai 3 l’esordio non certo entusiasmante di Un alieno in patria, talk show giornalistico con contaminazioni di spettacolo. L’alieno, stando almeno a come viene presentato, sarebbe il conduttore stesso, Peter Gomez, direttore della versione on line di «Il Fatto quotidiano» (ilfattoquotidiano.it), che su Rai 3 aveva già trasferito La confessione nata su Nove. Un travaso in cui è coinvolto anche Luca Sommi, che su Nove conduce Accordi e disaccordi e che qui, a parte il collaborare anche lui a «Il Fatto quotidiano», condivide con Gomez l’idea del programma e la scrittura firmata insieme alla coconduttrice Manuela Moreno e ad altri nove più la regista Francesca Zen. Insomma, tanti autori, anche in questo caso, ma idee nuove poche. Intanto, per confermarsi alieno, Gomez ricorre a un capolavoro della fantascienza come il film di Ridley Scott, Blade runner, datato 1982: «Ho visto cose che voi umani non potete immaginare». Le cose che non possiamo immaginare sono: la commissaria europea con il kit di sopravvivenza; la «buona» Von der Leyen che a dispetto del «cattivissimo» Putin e del «cattivo» Trump invita gli europei che vogliono la pace a preparare la guerra; un anziano politico in pensione (Prodi) che prende in giro e tira una ciocca di capelli a una giovane giornalista e un maleducato politico in servizio (Donzelli) che insulta un cronista. Dopo di che il conduttore si mette dietro alla scrivania, elemento televisivo più che classico, per intervistare in studio, secondo le regole del più classico talk politico, un redivivo Gianfranco Fini con il costituzionalista Michele Ainis e in collegamento la giornalista Rula Jebreal. Tutto questo per una quarantina di minuti senza particolari guizzi fino a che viene dato spazio per un buon quarto d’ora a uno stralunato Paolo Rossi, che dovrebbe «far sorridere», ma di battute comiche ne farfuglia poche, mentre la Moreno, che ricordavamo grintosa nella conduzione di Tg2 Post, se ne sta in panchina (a parte un flash con il cantante Zucchero, che tra l’altro definisce Gesù «un grande alieno, nel senso buono, che non accettava certi rigori e certe imposizioni») in attesa di entrare in scena nei dieci minuti finali, ribattezzati «Gli alieni siamo noi», in cui la coconduttrice si confronta con il conduttore su alcuni dei temi che noi umani non possiamo immaginare, a partire dal «Var» su Prodi. Alla fine la curiosità per il nuovo programma produce 677 mila telespettatori, che però scendono a 421 mila nella parte finale. Con molta probabilità Un alieno in patria trasmette ben poco dello stupore di chi è appena sbarcato sulla Terra. © riproduzione riservata
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