Ultimo atto stasera per gli Europei di calcio con Inghilterra-Spagna, ma soprattutto con l’amaro in bocca per la figuraccia in partenza rimediata dalla nostra Nazionale e pure per le varie trasmissioni televisive di contorno, in particolare quelle delle Rai, che non sono apparse all’altezza della situazione, a tratti addirittura scarsamente professionali. Anche le dirette delle partite, che hanno comunque registrato dei buoni ascolti pur senza l’Italia come del resto era già successo negli ultimi due Mondiali (Russia 2018 e Qatar 2022), non hanno brillato dal punto di vista delle telecronache, spesso anche troppo verbose considerando che non siamo alla radio e che il telespettatore vede da solo quello che gli viene raccontato a partire dai nomi dei giocatori che toccano il pallone. Anche i cosiddetti commenti tecnici, ritenuti indispensabili anche quando non sono necessari, risentono delle frasi fatte con «la profondità da attaccare» o «gli spazi da aggredire», «le palle inattive» e «le seconde palle». Magari il tifoso televisivo, tutto preso dal coinvolgimento emotivo, non fa caso alle deformazioni del linguaggio e nemmeno a quelle della ripresa televisiva attribuendo veridicità a immagini pur sempre parziali: inquadrature circoscritte, angolazioni tendenzialmente dall’alto, piani schiacciati, telecamere non in linea sulle quali si è costruito persino uno strumento di “verità” come il Var. In ogni caso il binomio tra calcio e televisione resta inscindibile e prende forma, Nazionale a parte, attraverso la pay tv dove il teletifoso, pagando, vede le partite che vuole, in diretta e per intero. Le chiacchiere durante e dopo o sono condotte da esperti o presunti tali che diano l’idea della competenza e dell’analisi tecnica raffinata o sono al contrario (come nelle tv locali) meno formali e più popolari. Diversamente non funzionano.
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